Matteo Quaglini Tra due ore, nell’Olanda ancora libertina, va in scena la partita manifesto del calcio moderno. Il calcio dello studio tattico e della strategia offensiva. Il calcio del controllo del gioco attraverso l’occupazione della metà campo avversaria. Il calcio applicato alle esigenze dello sviluppo prima tattico e poi tecnico di una partita. Olandesi contro inglesi: due scuole oggi, più di un tempo vicine.
Per riuscire a interpretare Psv-Tottenham di oggi pomeriggio serve partire da questo presupposto: i due stili si sono avvicinati molto e in questo risultano essere sovrapposti. Questo perché il calcio moderno, quello che annunciavamo in apertura, è il frutto di mescolanze di gioco dove tutti osservano tutti, dove ognuno studia nel dettaglio l’altro, dove gli stili di gioco non sono più esclusivamente “nazionali” com’era nelle religioni primitive del mondo antico, la cittadinanza del gioco è diventata globale.
E allora è facile per queste due squadre essere simili, molto simili, quasi speculari al di là delle posizioni e delle spaziature sul campo di un singolo giocatore. In sostanza non sarà il modulo, oscillante tra il 4-3-3 degli olandesi di Eindhoven e il 4-2-3-1 dei londinesi in maglia bianca a determinare l’andamento della partita.
Il corso della gara con le sue traiettorie agonistiche e tecniche oscillerà dalla parte della squadra che applicherà con più continuità, più ritmo, più precisione nei tempi di gioco, i principi cardine che caratterizzano la partita: gioco a terra, trasmissione della palla veloce, corsa di qualità sugli esterni offensivi, attacco della linea avversaria dietro la linea alta e tendente al fuorigioco.
E’ sui principi che si gioca il sottile equilibrio della differenza di fare le stesse cose dell’avversario, ma con una migliore esecuzione. Per raggiungere quest’obiettivo Pochettino cambia rispetto all’ultima di campionato con il West ham, come suo costume strategico, la formazione togliendo un centrocampista come Sissoko e inserendo un esterno Son. Il tutto unito al rientro di Eriksen e alla conferma del match-winner Lamela, finalmente in squadra con un maggior peso specifico.
Eccolo il principio cardine che come nel pendolo di Edgar Poe, deve pendere dalla parte inglese: occupare la metà campo avversaria con molti uomini di qualità senza però sbilanciarsi al contro-gioco avversario. Il rispetto del concetto di equilibrio nel calcio col 6-4: quattro giocatori offensivi, Eriksen, Lamela, Son e Kane e i due centrali di centrocampo Winks e Dier più i quattro difensori addetti al recupero del pallone.
Quale diversità c’è allora con gli olandesi che attaccano partendo dal 4-3-3 iper offensivo dove oltre ai tre attaccanti Lozano, De Jong e Bergwijn portano l’attacco anche le mezzali e i due terzini? La differenza è nei tempi e nella copertura degli spazi.
I tempi: gli olandesi alti attaccano con tutta la squadra e la palla lunga è la loro nemesi. Gli inglesi attaccano con i quattro e un esterno basso, Trippier in particolare. Dietro presidia tutto Dier. Si attacca e si cerca di coprire, non solo di offendere. Se gli olandesi escono troppo presto sulle corsie esterne liberano un esterno sulla sinistra e due sulla destra, considerando i raddoppi di Trippier, creando appunto un pendolo con i principi dei giocatori di Pochettino. Tempi dunque: perché siano precisi ci vuole il controllo della palla sicuro e la visione del gioco periferica e preventiva, Il Tottenham sa mettere meglio la palla sui piedi e nello spazio del Psv.
L’altro fattore è la copertura degli spazi. In parte abbiamo già sottolineato il concetto parlando del 6-4 sul campo. Il dettaglio però che tenderà a dare equilibrio o squilibrio a tutta la partita è la corsa