Una storia da raccontare

Posted By on Dic 7, 2018 | 0 comments


Pasquale Pollio

Ci sono storie che vale la pena raccontare, perché Il calcio, che vive della passione dei tifosi, è fatto anche da uomini che  in silenzio e dietro le quinte,  lavorano con dignità ed abnegazione, e che spesso non ricevono i trattamenti a loro dovuti.

Oggi abbiamo parlato di calcio, e non solo, con un uomo che ha messo la sua dignità davanti a tutto, Luciano Tarallo.

Luciano Tarallo, ex preparatore dei portieri del Napoli, a prescindere da quello che risulta sul suo contratto, ha una lunga storia calcistica che lo ha visto prima, Direttore Tecnico del Portici agli inizi degli anni novanta, per poi lavorare come preparatore dei portieri nel 2003/04 nell’Avellino di Zeman, sino all’approdo dal 2005 nel suo amato Napoli, dove ha lavorato sino al 2017 chiudendo in malo modo la sua esperienza.

Volendo sorvolare sulle tante promesse disattese del Calcio Napoli nei confronti di un uomo, che nel momento del bisogno, causa infortunio del preparatore della prima squadra, si era assunto l’onore e l’onere di allenare il parco portieri della prima squadra senza richiedere alcun compenso aggiuntivo, mi ha molto colpito l’episodio accadutogli il 21 Aprile del 2017 mentre era intento ad allenare i portieri della Primavera del Napoli sul campo di Lusciano subendo un infortunio lo metteva KO, e chiedo a tutti i giornalisti al seguito della squadra di prendersi la briga di effettuare dei sopralluoghi anche sui campi destinati alla Primavera.

E nel caso del campo in questione lo stato di abbandono era evidente con l’impossibilità persino di recuperare i palloni che finivano oltre la traversa.

Ma torniamo ai fatti, Luciano calciando finiva con la gamba in un buco profondo sessanta centimetri coperto dall’erba sintetica, quindi non visibile ad occhio nudo, e c’è da chiedersi perché mancava il coperchio in plastica sotto il manto, subendo una distorsione al ginocchio con lesione del menisco.

Essendo un tesserato del Calcio Napoli la società provvedeva alle cure mediche con relativo intervento presso la Clinica Pineta Grande, ma nonostante l’esito clinico positivo della stessa, nascevano delle complicazioni e gli veniva diagnosticata in una fase successiva una “sepsi postchirurgica” con versamenti di liquido continuo dall’arto infortunato.

Luciano si è visto costretto a tutelare i suoi interessi nelle sedi competenti nonostante si trattasse della squadra di cui era tifoso sin da bambino e di cui è ancora un acceso sostenitore.

C’è da notare che il buon De Laurentis, a cui non mancano meriti nella gestione societaria, continua a rispondere ai suoi detrattori ricordando che al momento del suo ingresso in società, il Napoli non aveva neanche i palloni per allenarsi, ma sarebbe giusto rammentargli che dopo tanti anni la società non dispone di un Centro Sportivo di proprietà con annessa foresteria dove si possano allenare tutte le squadre, e non solo la sua amata prima squadra che gli procura gli introiti, non è mai partito il reale progetto per la costruzione di uno Stadio di proprietà, con diatribe continue con l’amministrazione comunale, e che la sua tanto sbandierata “scuggnizzeria (la Cantera napoletana) si allena dove capita.

Ora, a prescindere dalla situazione giudiziaria, saremmo lieti di poter raccontare una storia a lieto fine, e per questo ci vorrebbe un gesto della società verso un uomo che meriterebbe una considerazione maggiore di quella ricevuta sino ad oggi.

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