Tottenham, uniti si vince of course

Posted By on Dic 11, 2018 | 0 comments


Matteo Quaglini  La vittoria non basta meritarsela, bisogna inseguirla e “acchiapparla” al momento giusto. Questo il nuovo e ultimativo mantra di Pochettino nella conferenza stampa che ha preceduto l’impegno spagnolo di stasera del suo Tottenham, nella sua Spagna e nella sua Catalogna. Un mantra necessario a dare forza alla squadra inglese.

Tutta la chiave del gioco del Tottenham sta su due piani: l’approccio psicologico alla partita e la forza aggressiva della difesa che è, della psicologia, il perno. L’allenatore del Tottenham ha recitato, nel grande teatro del football, il ruolo impegnativo e sarcastico caro a un grande attore di Hollywood come Gene Hackman. In una pellicola il due volte vincitore dell’Oscar Hackman interpreta il ruolo di un allenatore di basket di ragazzi adolescenti che arrivano a giocarsi la finale in un magnifico e gigantesco palazzetto sportivo.

Quel palazzetto che sembra infinito agli occhi di giocatori abituati, come il loro allenatore, alla loro orgogliosa e piccola palestra, equivale oggi al grande Camp Nou dove il Tottenham è chiamato al salto di qualità: qualificarsi in una grande e decisiva partita. Qualificarsi e maturare come giocatori, come squadra, come corpo tecnico.

Il Camp Nou è la metafora di quel palazzo dello sport e viceversa. Quando i ragazzi entrano sul parquet sono impauriti, timorosi e anche se sognanti per il fascino della partita è la paura di non farcela e di non superare l’ostacolo che li attanaglia. Un po’ intimamente come gli Spurs di Pochettino. Gli inglesi sanno che il loro difetto non risiede nel gioco o nella manovra, ma nel salto di qualità nelle partite dichiaratamente decisive. Così, quando la paura serpeggia latente ma presente, è l’allenatore che deve intervenire a dare coraggio ai suoi.

Timorosi e dallo sguardo vuoto i ragazzi vennero rincuorati dall’Orso d’Argento Gene Hackman che cominciò ad esercitare magistralmente il suo ruolo di coach. Guardando anche lui la palestra, iniziò a misurare con il metro la dimensione del campo e dell’area passando in rassegna anche la distanza da terra del canestro e la sua circonferenza. Un segno per raccontare il coraggio.

Sebbene intimorito anche lui dimostrò ai ragazzi come le dimensioni del campo e quindi degli avversari fossero uguali alla loro piccola palestra, e li convinse. Mauricio Pochettino ripetendo ai suoi ragazzi che si può vincere nel grande stadio che tutto sembra inglobare e fagocitare, misura il campo come Gene Hackman. Dimostra ai suoi che il rettangolo è lo stesso, che la porta da inquadrare e in cui segnare i gol qualificazione è la medesima, che loro sono undici, anche se Messi è un dio dell’olimpo, e anche noi lo siamo: Questo è il punto che spiega l’importanza e l’incidenza dell’approccio alla partita.

E dall’approccio nasce l’idea della difesa, il secondo pilastro per vincere contro il conservatore Valverde e andare agli ottavi di finale. Una difesa aggressiva. Per anni, ai tempi del guardiolismo più spinto e radicale, si è discusso nelle tavole rotonde della tattica come si dovesse affrontare il Barcellona, se farlo con il blocco compatto sotto la palla – formula a volte edulcorata del vecchio intendimento del catenaccio – oppure se attaccare andando a prenderli alti i palleggiatori catalani sconvolgendo i dettami della tattica attendista. Gli allenatori hanno sempre optato sul terreno del Camp Nou per la prima scelta: difendiamoci, perché tanto la palla la controllano loro, e poi ripartiamo in contropiede.

Il Tottenham, però, non ha contropiedisti. Non lo è Kane che ama giocare il pallone e stare dentro l’area, non lo è Alli che vuole l’inserimento costante per eludere la marcatura, non lo è Son che pure corre per la squadra nel rispetto della migliore tradizione di sacrificio orientale e non lo è nemmeno Eriksen uno dei pochi in Europa a giocare con piedi e mente. Dunque bisogna aggredire con i tempi giusti, con gli inserimenti giusti, col giusto dosaggio dei passaggi e con corretto atteggiamento difensivo.

Il Tottenham soffre il gioco aereo, e per questo l’Inter che è forte in quello sviluppo tecnico deve rimproverarsi di non aver alzato la palla a Londra, ma meno quello palla a terra. Una difesa attenta ad accorciare, un elastico difensivo impostato sulla concentrazione e sulla lettura dello spostamento del pallone e quindi del gioco, devono essere le proposte tecniche di una squadra che deve chiudere gli spazi in avanti per dar forza ai suoi corsari in attacco.

Psicologia e tattica di difesa come fondamentale aggressivo, come strumento di lotta e governo, come emblema della voglia di vincere questo dovrà essere il Tottenham che delle sei assenze può lamentarsi solo

di quella di Trippier il giocatore in grado di ribaltare dalla difesa all’attacco l’azione. Uniti si vince of course, l’ha detto Gene Hackman-Pochettino ai suoi ragazzi prima di iniziare la partita.

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