Tottenham, Gente di Champions

Posted By on Dic 12, 2018 | 0 comments


Matteo Quaglini

La maturità calcista è di casa nel Tottenham, finalmente. La squadra di Pochettino pareggia a cinque minuti dalla fine nel tempio fagocitatore di ambizioni altrui di Barcellona, e accede agli ottavi di finale. Un risultato voluto, sentito, cercato sin dalla vigilia quando l’allenatore argentino aveva lavorato positivamente sulla mente dei suoi. Un lavoro che mirava a un preciso scopo: infondere nei giocatori inglesi la forza per tirare fuori la personalità nel momento decisivo.

Il gioco psicologico è riuscito confermando come fosse importante l’approccio prima ancora che il modulo di gioco o il suo sviluppo. I giocatori del Tottenham non hanno capito ancora, con tutta probabilità, il loro carattere e di conseguenza il loro modo di essere. Mauricio Pochettino, allenatore stiloso, l’ha messo a fuoco: sono dei corsari di sua maestà.

Immaginandoli per un momento sembra di vederli, fuor di suggestione, veramente: Kane assomiglia molto a Hontario Nelson e anche se complessivamente ha giocato un girone grigio mancando nei momenti topici, ha come il suo illustre epigono sbaragliato la concorrenza. Inter, Psv sono per lui la sua Abukir.

I difensori centrali Alderweireld e Vertonghen incarnano proprio due ammiragli, alti e strutturati, algidi e ligi agli ordini di scuderia si sono fatti sorprendere dopo sette minuti dal reprobo barcellonista Dembélé però non hanno mollato mantenendo dritta la rotta quando il vento era contrario e il mare del Camp Nou recitava burrasca prevedendo l’imbarcata.

Il concedere un solo gol e soprattutto il mantenere la porta sicura evitando il secondo, che avrebbe chiuso i giochi qualificazione, è stato il segno che tutta la squadra andava cercando: l’aggressività difensiva come emblema della voglia di lottare per arrivare a vincere.

Ancora due protagonisti prima di tirare le somme di questa prima fase della campagna europea del Tottenham. Uno è brasiliano e ha un nome quasi evangelico, Lucas. L’altro è sceso, come fecero nel medioevo gli uomini del Nord, dalla Danimarca elette giorni fa come paese-paradiso in cui vivere, per giocare con mente lucida il pallone. Una rarità nel gioco di centrocampo di oggi giorno.

Il brasiliano ha segnato il gol qualificazione a cinque dalla fine, confermando che la squadra è stata presente a se stessa e ci ha creduto sempre. Mentre Eriksen pur partendo alto a sinistra nello schieramento dei trequartisti, ha girato quasi sempre in mezzo al campo per pareggiare la superiorità del Barcellona e anche per dare qualità alla manovra come aveva fatto, perfettamente, nelle due partite contro l’Inter.

C’è stato tutto nella partita del Tottenham: la gestione mentale dell’allenatore nel pre partita, importantissima per abbattere la paura dei dioscuri catalani. La solidità della difesa, che non si è abbattuta alla prima difficoltà. Il controllo della manovra con Eriksen e la sua finalizzazione nel momento topico in cui serviva, con Lucas.

Anche i valori complessivi sono stati superiori ai campioni di Spagna, che pur va detto per un tempo e più hanno rinunciato a Busquets e Messi. I tiri nello specchio sono stati sei, gli angoli cinque, i palloni recuperati 44, i km corsi sette in più e i passaggi riusciti hanno pareggiato i 480 di re Messi e dei suoi pretoriani. Una sola volta in fuorigioco e cambi decisivi dalla panchina con Lamela, LLorente e Lucas.

L’imbattibilità ha segnato la maturità del Tottenham, almeno per questi primi mesi di Europa. E’ un passo in avanti dopo la sconfitta subita all’ultimo minuto a Milano e quella più vistosa di Londra proprio contro il Barcellona. Si potrebbe dire, con giusta cognizione di causa, che il Barcellona ha fatto turnover, ha lasciato in panchina alcuni suoi dioscuri, ha giocato senza l’esigenza della vittoria nei piedi, nella testa e nel cuore, ma pur considerando tutto questo rimane la forza corsara del Tottenham e il suo salto di qualità.

Ieri Gene Hackman-Pochettino aveva convinto i suoi giocatori con la psicologia dell’essere forti tanto quanto la grandezza e la forza dell’avversario, oggi novanta minuti e una qualificazione dopo i giocatori del Tottenham rileggendo il libro della partita in terra spagnola hanno potuto scoprire il titolo della loro impresa, Gente di Champions. Chissà se il grande James Joyce tifava per gli spurs.

 

 

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