Quelle vittorie da Lazio

Posted By on Feb 1, 2019 | 0 comments


di Marco Bea

 

Ci sono partite che sintetizzano alla perfezione quella sofferenza iscritta nel DNA della Lazio, anche quando riservano degli esiti a lieto fine. Il quarto di finale di Coppa Italia contro l’Inter ha sublimato, in due ore e mezza che per i diretti interessati sono durate quasi quanto una vita intera, tutta la crudele bellezza del calcio e tutti i patemi d’animo tipici della lazialità, che sa regalarti le gioie più intense soltanto al termine di vere e proprie montagne russe emotive. A San Siro i biancocelesti si sono dovuti guadagnare infatti la vittoria più e più volte, strappandola dalle mani di un destino che, come accaduto nella maniera più beffarda possibile lo scorso 20 maggio, sembrava volerla indirizzare ancora una volta verso la sponda interista.
Dopo un primo tempo letargico da parte degli uomini di Spalletti e poco concreto da parte di quelli di Inzaghi, spreconi in almeno un paio di situazioni, il match ha subito una drastica impennata nella ripresa. Ad un Inter più determinata si è infatti opposta una Lazio comunque capace di produrre una maggior pericolosità offensiva, grazie soprattutto alle folate dal lato sinistro, area di competenza di un Lulic come sempre generoso. L’esultanza di Immobile e compagni è stata tuttavia strozzata in più occasioni da Handanovic, superbo allo scadere dei regolamentari a dire di no sia alla conclusione ravvicinata di Caicedo, subentrato ad uno spento Correa, che al piazzato da fuori della punta partenopea. Nel recupero anche i nerazzurri sono arrivati a sfiorare il colpo del ko, con il tiro quasi a botta sicura di Politano murato da Strakosha e la seguente ribattuta sparata maldestramente alta, da favorevole con una buona porzione di specchio a disposizione, da Lautaro Martinez.
A dispetto della sfibrante giostra di emozioni già sperimentata il secondo tempo supplementare ha messo a dura prova anche i cuori più imperturbabili, con picchi degni del miglior drammaturgo. La parola fine alla partita non è infatti arrivata neanche dopo il vantaggio della Lazio firmato da Immobile al 107’, a segno dopo un bello scambio con Caicedo. Al termine dei due minuti extra concessi da Abisso, in imbarazzo in precedenza per un rosso diretto ad Asamoah corretto in giallo dopo una laboriosa VAR review, ecco infatti arrivare il pièce de theatre più clamoroso della serata. Un contatto veniale quanto ingenuo di Milinkovic, tutt’altro che indimenticabile la sua partita, con D’Ambrosio nel margine sinistro dell’area viene infatti sanzionato dall’arbitro con il rigore, trasformato poi con freddezza da Icardi. Un gol che ha condannato le squadre all’inclemente lotteria dagli 11 metri, nella quale i tiratori laziali hanno saputo tuttavia ribaltare l’inerzia psicologica sfavorevole. All’unica realizzazione fallita da Durmisi, ben respinta Handanovic, si sono infatti aggiunti due errori nerazzurri, puniti dalla conclusione debole di Lautaro e da quella sciagurata di Nainggolan. Quell’ultimo rigore messo in rete da Leiva quindi non ha soltanto portato la Lazio in semifinale, ma ha anche aggiunto un altro capitolo al romanzo Lazio, infarcito di vittorie sudate e palpitanti, ma proprio per questo difficili da dimenticare.

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