Tottenham, poker d’assi

Posted By on Feb 14, 2019 | 0 comments


Matteo Quaglini

La verticalità, gli accentramenti di Son, il sistema mutuato da Bielsa e la posizione di Vertonghen. In quattro mosse Pochettino vince il duello New deal del calcio internazionale contemporaneo e rimanda in Germania con tre gol sul groppone la Mannschaft della Ruhr.

L’allenatore argentino sorprende i tedeschi già dall’assetto iniziale. Tutti aspettano il classico 4-2-3-1 e invece il Tottenham al calcio d’inizio schiera le sue linee con il 3-4-3. Importante, è però, la posizione di Eriksen facitore di gioco dal piede vellutato. Come in campionato contro il Leicester il danese gioca dietro le punte, assistendo il sudcoreano Son e il brasiliano Lucas Moura che accompagnano l’azione offensiva giocando da punte centrali.

Tre i motivi tecnici per cui l’allievo di Marcelo Bielsa ha optato per questo schieramento solo apparentemente eretico agli occhi degli abituali osservatori del Tottenham. Il primo motivo è l’assenza di Dele Alli e Kane: senza i due suoi migliori realizzatori Pochettino, da una parte, non aveva gli inserimenti da lontano di Alli e quindi non avendo un centrocampista con caratteristiche simili, non poteva costruire un centrocampo a tre. L’idea conseguente è stata quella di schierare due mediani centrali (Sissoko e Winks) per presidiare la zona e proteggere, al contempo, Eriksen liberandolo nella costruzione della manovra d’attacco.

Senza Kane, invece dall’altra, il coach degli Spurs non aveva il colpitore di testa che potesse raccogliere i cross laterali che gli esterni sono chiamati a fare soprattutto nelle partite in casa. Così è stato necessario proporre esterni con caratteristiche diverse, considerando anche l’infortunio di Davies, ha giocato Aurier al posto del nazionale Trippier e Vertonghen si è piazzato sulla sinistra. Della posizione del belga diremo tra poco, prima è importante capire che così facendo Pochettino ha mantenuto la verticalità della squadra, principio fondamentale per attaccare e segnare al Borussia Dortmund pur in assenza dei suoi migliori giocatori d’attacco.

Il secondo motivo tecnico che ha spostato il pendolo (alla Poe) tattico della partita è stato l’aver dato a Son una posizione nella linea d’attacco maggiormente centrale. Il sud coreano, in grande confidenza con il gol, ha giocato come quei battaglioni di prima linea delle guerre napoleoniche, mantenendo l’andatura e la profondità tra le linee dell’esercito avversario. Non è un caso che il primo gol, il più importante della partita perché la determina, sia stato segnato da questo soldato di Pochettino, guerriero devoto al principio orientale del gioco: il sacrificio tattico in nome della squadra.

Terzo motivo, chiudere all’angolo l’avversario stringendo il campo in verticale e non tenendolo aperto in orizzontale. E’ il principio mutato da Marcelo Bielsa, il maestro di Pochettino. Cosa sostiene l’allenatore rosarino, oggi al Leeds? L’idea è tre giocatori sul fondo, difensori che iniziano il gioco dal basso e poi due giocatori sulla sinistra ( il quarto di centrocampo esterno e la punta sinistra avanzato di 30 metri); tre nella corsia verticale centrale ( i due mediani e il 10 della formazione) e due sulla destra per simmetria il quarto di centrocampo e la punta destra. La tattica – sono parole del Loco – finisce tutta qui poi sono gli incastri e le caratteristiche della tattica individuale a fare il gioco della squadra.

Per Pochettino è stato automatico sorprendere i panzer del Borussia con questa idea ripresa dal suo mentore e grazie alla quale ha trovato un altro principio del Marcelo maestro di calcio: la posizione del difensore centrale Vertonghen. Esempio massimo di tattica individuale. Un assist per il gol di Son dell’1-0 e una rete al volo, quella del 2-0. Il manifesto del giocatore in più, della specializzazione di un solo uomo per aiutare l’economia globale di tutta la squadra.

L’ha vinta così Mauricio Pochettino sorprendendo il Borussia che è una squadra di rango, la vittoria è arrivata da un’idea ben precisa. Il Tottenham ha risolto il problema iniziale dell’assenza, sulla carta del gol, il Borussia no. Pochettino oltre ad essere un ottimo allenatore è anche un pokerista di prim’ordine.

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