Nereo Rocco: Paròn di brutale sincerità

Posted By on Feb 20, 2019 | 0 comments


di Massimiliano Cesarino

 

Camminando in città è consuetudine vedere esercizi commerciali in ristrutturazione con le vetrine coperte di scritte “work in progress “. Questa volta però sono incuriosito perché scorgo all’interno vecchi poster di squadre di calcio anni 60/70. Chiedo permesso, non risponde nessuno, entro e vedo una scala a chiocciola strettissima che porta in uno scantinato. Scendo perché sento il tipico rumore di qualcuno che gioca a carte. Appena arrivo giù rimango impietrito. Penso: “Adesso mi sforzo… devo assolutamente svegliarmi!”. Vi sarà capitato mentre state sognando di cercare in tutti i modi di svegliarvi ma… non faccio in tempo, perché seduto all’unico tavolino… Lui! Si proprio Lui… Nereo Rocco. Fa un cenno con la mano e mi dice: Dai vieni che abbiamo quasi finito stava giocando a scopone con Nicolò Carosio, come faceva ai vecchi tempi. Ecco hanno finito. Chi ha vinto? Non ve lo dico. Saluto il sig. Carosio e Rocco mi fa accomodare. “Che mito” dico mentre guardo Carosio che se ne va, chiedo subito a Rocco cosa ne pensa dei radiocronisti e telecronisti di oggi. “Bravi! Alla radio mi piacciono tutti, ma in tv non proprio” poi scuotendo la testa aggiunge: “Go visto na partida prima di Natale eee… ma come si fa a dire dopo un tiro in porta che il giocatore ha un sinistro educato… roba da matti!” (Roma-Genoa 16/12/2018 al 21° primo tempo Trevisani di Sky dopo un tiro commenta “sinistro educato di Zukanovic” n.d.r.); prosegue Rocco “fosse vero che un tiro si può chiamare così, allora direi ai miei giocatori di essere tutti maleducati ciò” grande risata! “Lei è passato dai manzi dell’Appiani (così chiamava i suoi giocatori al Padova n.d.r.) ai fioretti nella finale di Wembley, qualicapacità le hanno permesso di fare una carriera del genere?”   “Nessuna, ho fatto sempre le stesse cose”; non mi basta e insisto: “si spieghi meglio”. Ci pensa un po’ e: “prima ho sempre organizzato le marcature e poi… al Padova speravo che qualche volta in avanti, succedesse qualcosa, al Milan no, ne avevo la certezza. Non prendiamo gol e poi daghe la palla al Gianni o al pelato (Rivera e Dino Sani n.d.r.) che ci pensano loro ad innescare Altafini e poi dopo c’era sempre il Gianni e Hamrin che i ghe dava la palla a Sormani e Prati” (in riferimento ai primi e poi ultimi anni 60 n.d.r.)  “Rimpianto per qualche giocatore? ”  “Giocatori li ho sfruttati tutti bene, non ne rimpiango nessuno… ma si… forse Greaves, gran giocatore, un inglese che segnava qui come a casa sua. Era proprio forte, ma se n’è andato prestissimo, non si era adattato, nostalgia della patria”. Adesso penso di infastidirlo un po’. “Cosa ne pensa del tiki taka di Guardiola Lei che insomma era all’opposto… così è sembrato”. Dà un sorso al vino (Rocco amava le bevute in compagnia e ovviamente non mancava mai del buon vino sia che mangiasse e non n.d.r.), sbatte un pochino il bicchiere sul tavolo e risponde “E’ no! Tutti mona quei che dise del catenaccio”. “Ma io non ho detto quella parola”. “Ma l’hai pensata brutto mona di un giornalista provocatore”. Ce l’ho fatta a farlo arrabbiare, ora ci divertiamo. Però è meglio dirgli la verità. “Scusi sig. Rocco io non sono un giornalista ma un appassionato opinionista, che avendo la fortuna di conoscere alcune persone nel panorama giornalistico, mi posso permettere di vivere un sogno lavorando nel mondo calcio”.  Mi guarda stranito e incalza: “ciò e chi se ne frega, non ti ho chiesto mica la tessera”.  Ha sempre la battuta pronta. “Comunque io giocavo con 3 attaccanti più Rivera “.  Personalmente ho un’opinione diversa, che non dipende dal numero degli attaccanti ma dal modo di stare in campo, non glielo dico altrimenti mi mangia vivo. “Quale allenatore, escludendo i più famosi e pagati di oggi, le piace?”.   “Pioli sta facendo bene, lo avevano quasi distrutto all inter, poi Inzaghi ma quello della Lazio”. Non ricorda che si chiama Simone “…sì, è proprio bravo, ogni anno gli tolgono uno forte e riesce sempre a fare miracoli “. Come posso non chiedergli di Gattuso.  “E’ il primo anno che prende la squadra dall’inizio, la società era un casino e poi ha avuto infortuni ma se la sta cavando bene”.  ” Senta e degli allenatori italiani all’estero? Credo che dobbiamo essere orgogliosi, hanno fatto grandi cose, sono sempre ricercati”. Non potevo servigli assist migliore.  “Tutti che se riempono la boca de questi paroloni: “il gioco” e poi “insegnare calcio” e “spettacolo” e un sacco de altre monade, ma nessuno ha fatto meglio di Ranieri! Con 4 scapà de casa ga vinto un campionato incredibile. Poche parole: difesa che non fa passar neanche una pallina da golf, uno per tutti e tutti per uno, gran cojoni e palla per l’unico attaccante e l’altro negreto” (scusate ma la parola attributi non appartiene a Rocco e scrivo fedelmente quello che dice, poi… l’attaccante era Vardy, non ricordava il nome, e l’altro Mahrez. Una volta si poteva dire bonariamente “negretto” in riferimento ad una persona che non era di carnagione chiara senza che si levassero inorridite crociate antirazziste, non era un modo dispregiativo, era così… un’usanza magari sbagliata ma senza cattiveria n.d.r.). “Come le sembrano gli arbitri e cosa pensa del Var?”. “Allora, gli arbitri sono bravi e ancora di più i guardalinee sbagliano pochissimo”. Provoco. “Ma vince sempre la juve”.  “Si dai però sono forti, i più forti… poi con loro c’è sempre qualcosa al momento giusto come ai miei tempi ma daiii… sorvoliamo altrimenti mi prendo una denuncia. Questa tecnologia xe bona aiuta, ma… chi dise quando usarla? A discrezione?? Così i dicono gli intelligentoni della materia” qui esce il Paròn che conosciamo, senza peli sulla lingua. “La discrezione di chi?? Dell’uomo?? L’arbitro xe un omo e come tale se iera condizionabile prima lo xe anche adesso”.” Cosa pensa dei procuratori? Sono un problema?”  “Nessun problema, oggi va così, ma con mi xe parlerebbe poco e chiaro, da omini. Se fa un gran teatro per daghe importanza ma non serve. I procuratori forti li fanno le società deboli e viceversa”. “Lei saprebbe come gestire uno come Balotelli o Cassano?”. “Li gestirei, si ricordi che ho avuto Smersy. Ma penso che finirebbe uguale. Se sei buono per la squadra vai bene anche per me, se invece sei un cattivo esempio se fuori, ma senza rancore ti caccio e basta. Ognuno fa le sue scelte”. Chiudiamo con la Nazionale. “Mancini è la scelta giusta?”  “Guardi ci sono tanti buoni muli ma la classe è un’altra roba. La difesa è buona, i centrocampisti… qualcuno sta venendo su bene, attaccanti… tanti buoni ma nessun campione e questo può essere un problema”. “Sig. Rocco però non mi ha risposto su Mancini”.  “Non lo conosco bene, i me da l’impression de uno un po’ tutto de moda, poco allenatore, ma devo dire che le ultime partite mi sono piaciute e un po’mi sto ricredendo. Ci sa fare con i giovani però… senza fuoriclasse non si vincono trofei”. “Il contrario di quelli che avrebbe avuto Lei nel 62, un dreamteam!”. “Chi se?! Parla italiano mona!”. “Scusi sig. Rocco, volevo dire una squadra da sogni!”. “Porco can che peccato, ma quel disgrazia de Brera i ma pubblicà tutto quello che gavevo deto su Ferrari e Mazza. Ho fatto un gran ridere ma dopo ero rimasto come un… insomma male. (Rocco aveva già le valigie pronte allo scalo in Brasile, era lì per visionare Germano che poi il Milan avrebbe acquistato in estate, ma purtroppo non si aggregò al gruppo per decisione della federazione. “Grazie è stato un piacere sig. Rocco”.  “Anca par mi ma solo se adesso bevi con me”.  Accetto e…

Ci vorrebbe il Paròn!

Un personaggio come Nereo Rocco se oggi si materializzasse darebbe una scossa al mondo del calcio. Certo non si potrebbe intervistare a caldo nel dopopartita, fra dialetto triestino e parolacce sarebbe uno show. Chi provasse ancora a dargli del difensivista, si beccherebbe del “mona” e che Lui giocava con 3 attaccanti più Rivera. Prendeva i giocatori di petto ma sempre con grande lealtà e se qualche volta capiva di aver esagerato, alla sera stessa si presentava a cena a casa del giocatore con il quale aveva avuto lo screzio e regalava alla moglie dello stesso dei fiori o cioccolatini. Non era così inflessibile e burbero come si potrebbe immaginare, era il primo a inzigare per fare scherzi, quando vedeva il gruppo un po’ smorto. Oggi con il quarto uomo vicino alle panchine probabilmente farebbe metà campionato in tribuna per squalifica. I suoi concetti erano palesi, voleva solo uomini veri e non personaggi nelle sue squadre. Nell’ attuale società, fra social network e smartphone, sarebbe in lotta continua con tutti. Le partite in tv le vedrebbe ad audio spento, un’enfasi eccessiva nel commentare ogni azione di attacco gli toglierebbe tranquillità e sentire continue spiegazioni tecniche con linguaggio volutamente personalizzato per lui sarebbe, come per ciascuno di noi, ascoltare una lezione di ingegneria aereospaziale in islandese. Oltre che la famiglia amava anche e del buon vino da bere in compagnia fidata e qualche giornalista (Brera su tutti e con l’inseparabile radiocronista Nicolò Carosio con il quale erano indimenticabili le partite a scopone scientifico n.d.r.)

Il 20 Febbraio 2019 saranno 40 anni che Rocco se n’è andato a brindare lassù, ma la sua brutale sincerità oggi manca tremendamente, così come mancano i numeri 10. Qualche allenatore, però poco convinto, magari sta tentando timidamente di riproporre il ruolo ma… sembra il Paròn che opinionista alla Domenica Sportiva era costretto a parlare sempre in italiano.

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