Inter, quando un pareggio non è uno stop

Posted By on Apr 8, 2019 | 0 comments


Giovanni Rosati

Una brutta notizia e due notizie di valore neutrale. Fosse il calcio una scienza esatta parleremmo di una risultante negativa, ma tutto sommato l’Inter può guardare alla serata di ieri come a un bicchiere mezzo pieno, che poteva anche esserlo interamente se a rovesciare parte del contenuto non ci fosse stato l’infortunio di Brozovic ai flessori della coscia destra.

Il ritorno di Icardi – Un grandissimo punto di interesse per la serata di ieri era di sicuro il ritorno a San Siro di Mauro Icardi, che l’ultima volta ne aveva calpestato il manto erboso con la fascia di capitano al braccio. Al momento del suo ingresso in campo ha applaudito e intonato cori praticamente l’intero stadio meno la Curva Nord, dalla quale non ci si poteva che attendere fischi dopo il comunicato al tritolo di qualche giorni fa: ciononostante, era difficile poter sperare in un’accoglienza migliore di questa.

Non ha segnato, è vero, ma non si può neanche farlo ogni giornata. Ci è andato vicino in un’occasione per tempo, ma è stato fermato in entrambi i casi da ottimi interventi del portiere ospite Gollini e con tutta probabilità anche dalla tempesta di emozioni che per forza di cose doveva infestargli la mente. Però quelle occasioni se le è ritagliate, l’assist per il quasi-eurogol di Vecino lo aveva realizzato e quanto a impegno non può esser rimproverato. Pensate: Icardi è stato ieri il terzo giocatore nerazzurro per chilometri percorsi (10,985). Il primo è stato Vecino, centrocampista-tuttocampista che fa di dinamismo e verticalità i propri punti di forza, il secondo D’Ambrosio che è un uomo di fascia. Probabilmente la love-story non finirà con il rinnovamento dei voti nuziali, ma a chiuderla nel miglior modo possibile ci si sta quantomeno provando.

Lo 0-0 – Il pari contro l’Atalanta poi non costa due punti sulle inseguitrici, ma anzi ne vale uno di ulteriore di vantaggio sui cugini del Milan che nell’anticipo si erano fatti rimontare dalla Juventus ormai quasi campione d’Italia per l’ottavo anno di fila. E ai punti l’Inter la avrebbe anche meritata di vincere questa guerra alla Dea, che non dimentichiamoci esser da qualche anno una delle migliori squadre del nostro campionato e non più una medio-piccola col terrore di un ritorno in cadetteria. Le occasioni da gol sono state sette a tre per i padroni di casa, le parate di Gollini quattro di cui tre decisive. E sul piano atletico si è duellato alla pari con chi ne fa da tre anni il proprio punto di forza. Cinque punti di vantaggio sui cugini e quindi sul quarto posto (occupato ora anche proprio dall’Atalanta), che diventano sei nel caso dei rossoneri visto il favore degli scontri diretti in caso di arrivo a pari punti. Ed è questo ciò che più conta.

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