Derby al Tottenham, la nave di Pochettino un passo avanti a quella di Guardiola

Posted By on Apr 10, 2019 | 0 comments


Di Matteo Quaglini

Vince il Tottenham il primo derby d’Europa con il Manchester City grande favorito di coppa. E’ una vittoria meritata, che pone per una settimana la prua degli uomini di Pochettino davanti a quella dei guardioliani. Una vittoria di misura a cui gli Spurs sono arrivati grazie ad un gol di Son, il coreano che corre, per la causa, tanto sugli esterni quanto in area di rigore.

A dodici minuti dalla fine dopo un secondo tempo equilibrato (come tutta la partita) Son ha battuto Ederson con un preciso rasoterra trasformazione finale di un passaggio smarcante di Eriksen, il demiurgo del gioco di centrocampo del Tottenham.

Nel pre partita di ieri si erano ipotizzati quattro punti attraverso i quali la bilancia sottile della vittoria, il pendolo alla Poe del successo, il trionfo di una delle due per dirla con una parola che è nel vocabolario spagnolo di ambo gli allenatori, potesse arrivare. La posizione di Eriksen e Bernardo Silva e i loro movimenti, la struttura di centrocampo, i passaggi alle prime punte Aguero e Kane e infine, l’uso scientifico del pressing.

Di questi quattro pilastri due sono apparsi all’interno della gara e hanno spostato l’equilibrio della partita a favore del Tottenham: La struttura del centrocampo e il gioco-movimento di Eriksen. Un passo su tali elementi occorre farlo per capire proprio la centralità di questi due aspetti tecnici e tattici.

Primo elemento: il duello tra Eriksen e Bernardo Silva non c’è stato. Per cui è gioco forza che la manovra del Manchester City che poteva essere impostata sull’avere un centrocampista in più sull’esterno in grado di togliere il controllo del pallone agli avversari, sia saltato favorendo appunto Eriksen.

E il danese non si è fatto pregare, confermando come i suoi movimenti fossero un’arma tattica importantissima per Pochettino e la sua squadra. Ha giocato tutta la partita nella posizione centrale, non sempre però dietro la prima punta dove invece molto spesso ha agito Allì in appoggio a Kane. Una impostazione diversa nella quale il Tottenham ha caricato molti uomini nella zona centrale, senza però produrre subito molto. La centralità nel gioco di Eriksen è stata invece la chiave.

Il danese ha giocato 33 passaggi puliti di cui 6 lunghi, 13 a medio raggio e 14 corti, è evidente come si sia impegnato a cucire il gioco rinunciando ad una iniziale verticalità con lo scopo di prendere possesso del centrocampo e dare forza alla struttura a cinque pensata dal suo allenatore argentino.

Il risultato è maturato con pazienza, quando all’interno di questi 33 passaggi ne è venuto uno pulito per Son, il qual l’ha trasformato nel gol vittoria.

Il primo pilastro Eriksen si è così incastrato alla perfezione con il secondo, la costruzione del centrocampo del Tottenham. Cinque giocatori con alcune variazioni sull’idea iniziale. Winks e non Allì vicino a Sissoko, appunto Allì e Son sugli esterni e Eriksen perno centrale di tutto il castello della zona mediana.

Il cinque contro tre ha pagato. Perché senza Bernardo Silva, Guardiola ha inserito Mahrez che è un’ala pura e non può cucire il gioco in un movimento di raccordo. Questo ha spostato l’equilibrio della battaglia di centrocampo, che era il nodo cruciale della gara, a favore del Tottenham il quale pazientemente ha aspettato e colpito in contro-gioco veloce.

Il City dal canto suo ha ruminato passaggi come sempre, ha sbagliato un rigore con Aguero che poteva mettere la partita su un altro binario, annullando magari la forza della costruzione di centrocampo dei rivali. Non è andata così. Il Tottenham ha tirato di più nello specchio ( 4 volte contro 2) e ha messo per 6 volte in fuorigioco i rapidissimi “punteros” di Guardiola, segno che non è apparso il pressing ma che la squadra è rimasta, come voleva e sperava, equilibrata.

Tra sette giorni a Manchester Guardiola e suoi dovranno recuperare un risultato subdolo e insidioso, per non uscire dalla coppa ancora una volta. Il Tottenham, invece, forzando ancora di più sul suo centrocampo folto cercherà la prima semifinale di Coppa Campioni della storia. Anche senza Kane, può farcela.

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