di Marco Bea
L’uovo di Pasqua va di traverso con tutta la sorpresa alla Lazio, protagonista di un verticale crollo casalingo con il Chievo. I clivensi, fanalino di coda della Serie A, espugnano l’Olimpico per 1-2, risultato impronosticabile alla vigilia quanto ineccepibile per quanto visto sul terreno di gioco. Non c’è alibi stavolta per i biancocelesti, che hanno messo in mostra il peggio del loro repertorio in occasione del turno sulla carta più agevole per la volata europea, aperto tra l’altro dal propizio pareggio del Milan nel lunch match del Tardini.
Gli uomini di Inzaghi del resto dovevano metterci del loro per esaltare un’avversaria già retrocessa e reduce dall’impietoso filotto di 13 gol subiti, al netto di una singola marcatura realizzata, nelle ultime 4 giornate. La prima grave colpa dei capitoloni risiede nell’atteggiamento pigro con il quale è stata approcciata la partita, quando sarebbe bastato soltanto un pizzico di amor proprio in avvio per incanalare l’inerzia a proprio favore, come accaduto non più tardi di 3 giorni or sono con l’Udinese. L’unico episodio che ha acceso un primo tempo oltremodo soporifero è stato invece il colpo di testa (metaforico) di Milinkovic, espulso al 34’ per un calcio al fondoschiena di Stepinski, “reo” di aver conteso al serbo, con decisione ma senza irregolarità, un innocuo pallone sulla trequarti difensiva. Una sciocchezza che non ha fatto altro che innervosire una Lazio spenta sotto il profilo del gioco e capace di creare la prima vera insidia alla porta di Semper soltanto al 45’, con un destro da buona posizione di Parolo, subentrato a Patric per riequilibrare il centrocampo orfano di Milinkovic.
La vera doccia fredda è arrivata però in avvio di ripresa, quando il Chievo ha approfittato di uno sciagurato blackout dei biancocelesti. Al 48’ è stato il semi-esordiente Emanuel Vignato, bel talentino classe 2000, a fulminare Strakosha con un bel destro dal limite, dopo aver trovato un varco al centro grazie al tacco smarcante di Stepinski. A distanza di appena 2 minuti è stato Hetemaj a firmare di testa il raddoppio, su concessione sia di Marusic, da matita rossa il suo buco sullo spiovente da destra di Depaoli, che di Strakosha, troppo morbido nell’intervenire su una conclusione ravvicinata ma tutt’altro che irresistibile. La disordinata carica finale, suonata dall’ingresso di Correa per Badelj, non ha riservato l’esito sperato per i 30 mila dell’Olimpico, illusi dal gol di Caicedo al 67’ e tramortiti dal palo del Tucu a botta sicura al termine dei regolamentari. A mettere la proverbiale ciliegina sulla torta ci ha pensato infine Luis Alberto, a sua volta espulso, addirittura dopo il triplice fischio, per insulti reiterati all’arbitro Chiffi. La sconfitta odierna sancisce anche il soprasso in classifica del Torino, corsaro a Marassi contro il Genoa, mettendo la Lazio in serio bilico anche per gli spot per l’Europa League. Per Inzaghi ci saranno tuttavia da raccogliere in fretta i cocci in vista della semifinale di ritorno di Coppa Italia con il Milan di mercoledì prossima, ultima ancora di una stagione che rischia ora di scadere nell’anonimato.