Italia-Australia, è sempre un triello da ultimo minuto

Posted By on Ago 12, 2019 | 0 comments


 

 

Di Matteo Quaglini

 

E’ destino che quando l’Italia giochi contro l’Australia soffra. Che sia calcio o pallavolo non c’è differenza. Ieri sera in un Pala Florio sempre più gremito e caloroso ci sono volute due ore e mezzo per decidere chi tra la nazionale di Blengini e quella allenata da Mark Lebedew dovesse vincere. Cinque set e un tie break tirato fino al 14-13 per gli azzurri, come il rigore di Totti al ’95 minuto del famoso Italia-Australia ai mondiali tedeschi del 2006. Il 15-13 in metafora calcistica.

Un ultimo minuto che sa di ultima azione, quella del dentro o fuori. Quella che separa la vittoria dalla sconfitta. Il companatico dell’esultanza dal martirio delle spiegazioni della caduta. Un ultimo minuto formato “triello” alla Sergio Leone, il duello gotico negli western psicologici e rarefatti del maestro regista. Sempre in tre sono i protagonisti che determinano le sfide tra italiani e australiani.

Nel calcio, tredici anni fa, nel mondiale del riscatto, nel 2006, furono il portiere australiano Schwarzer, l’arbitro Medina e il dieci “Rugantino” Totti. Nella pallavolo, ieri sera, il duello a tre è stato tra la coppia Giannelli – Nelli e l’opposto australiano Williams.

Prima di vedere come sono andati a finire questi duelli che tanto sarebbero piaciuti al grande Leone, un passo indietro dobbiamo farlo per raccontare la loro preparazione. Perché a Bari come a Kaiserslautern la partita con i tosti australiani è, al pronti via, più difficile di quanto sembri.

Estate 2006, 26 giugno ottavi di finale. L’Italia di Marcello Lippi è appena uscita dal girone che ha condiviso col Ghana, la Repubblica Ceca in fase calante e gli Stati Uniti. Due vittorie e un pareggio ma anche alcune defezioni nella legione azzurra: Nesta infortunato e De Rossi espulso con quattro giornate di squalifica sul groppone. Ora siamo pronti per la prima gara a eliminazione diretta dove Lippi rimescola la squadra come gli ha insegnato Fulvio Bernardini suo mentore nella Genova blucerchiata.

Estate 2019, 10 agosto Bari. La nazionale di pallavolo scende in campo conoscendo già il risultato e classifica della Serbia di Nicola Grbic, solo la vittoria è il traguardo possibile. La formazione di partenza è confermata: Giannelli in palleggio, Zaytsev opposto, Matteo Piano e Russo centrali, Juantorena e Lanza martelli in banda, chiude il libero Colaci. Di fronte c’è una squadra che sa giocare e che ha buoni attaccanti, Williams e Walker i due mancini su tutti.

La partita inizia. E nascono subito le prime difficoltà per l’Italia del pallone e della pallavolo. Gli australiani da una parte erigono un muro difensivo impenetrabile, 3 difensori, cinque centrocampisti a irretire le trame di Pirlo, un trequartista e una punta centrale il corpulento Viduka che a Leeds tentava di far rivivere i fasti western di Joe Jordan, detto lo squalo.

Dall’altra parte della rete, nel match pallavolistico, c’è Williams preferito come opposto – cioè come attaccante di riferimento – al capitano Carrol. Il piano tattico è differente, nella pallavolo pur esistendo il muro non ci può mettere tutti dietro, creare quattro linee come fossero sbarramenti di trincea per non far muovere gli avversari, bisogna attaccare dopo aver difeso.

L’Italia va in difficoltà: Pirlo e Giannelli cercano di aprire il gioco sui lati, ma gli australiani tengono e se i calcistici rinunciano a contro giocare rinnegando l’arma che abbiamo esportato in tutto il mondo il contropiede, i pallavolisti giocano punto a punto con gli azzurri e attaccano forte dai nove metri della battuta fino alle bande laterali.

In entrambi i casi siamo in difficoltà. Il muro eretto da quel vecchio bucaniere dei mari del calcio internazionale che è Guus Hiddink tiene e di là, in questa trasposizione da Stargate, l’Australia è avanti 1 set a zero. Sarà dura e sarà lunga risalire la china. E qui entra in gioco il tempo. Il tempo come lo spazio è stato sempre una componente fondamentale della storia militare e siccome lo sport è la trasposizione di quest’ultima, il gioco di aggredire gli spazi e farlo al tempo giusto regola tutto l’andamento di una partita. Il problema è quando il tempo viene, da una delle due squadre, controllato.

E’ il caso di queste due partite parallele giocate a tredici anni di distanza con le stesse mosse da parte australiana. Tutto bloccato per 95 minuti al Fritz Walter Stadion e per due ore e quindici minuti al Pala Florio: 0-0 e 2-2 da statica perfetta. E’ qui nel momento in cui una partita si cristalizza che torna in scena il cinema leoniano applicato a una partita di calcio o di pallavolo: il primo piano in cinema scope degli occhi, gli occhi da “triello”. Li avevamo lasciati circa cinquanta righe più su i protagonisti di questo duello a tre necessario per sapere chi vince tra Italia e Australia. Ora vediamo chi sono Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef.

L’area di rigore australiana è un caos perché Fabio Grosso, terzino sinistro di professione, è appena caduto a terra nell’area piccola e l’arbitro Medina che ha l’orologio di Eastwood ha dato rigore. Con Totti, Rugantino, sulla palla il tempo si ferma. Appare il terzo personaggio il portiere Schwarzer, macchinoso ma con braccia lunghe che sembrano tentacoli.

Gli occhi di Totti concentrati prima sulla palla poi sul portiere in fine di nuovo sulla palla. Tiro a mezz’altezza, forte e sufficientemente angolato come un proiettile che esce da una pistola western ha iniziato il suo viaggio. Gol e siamo ai quarti, il muro australiano ha ceduto.

Tiene ancora, invece, quello di Williams – che continua col suo mancino a mandare fuori tempo i nostri a muro da zona 2 e 4 – e dobbiamo inventarci un terzo uomo perché Giannelli da solo non può farcela e Juantorena sino a li grandissimo tra pipe, schiacciate e muri sta rifiatando. Blengini pesca dalla panchina un cambio alla Velasco o alla Capello quando tolse Totti nel più famoso Juventus-Roma della contemporaneità. Entra Nelli al posto del capitano Ivan Zaytsev.

E nasce il “triello” pallavolistico. Mentre Williams continua a randellare col suo mancino da posto 2 garantendo all’Australia di rimanere in partita, Nelli trova finalmente il braccio caldo – come il gergo pallavolistico ama raccontare gli attaccanti in vena di prodezze – e armato da Giannelli schiaccia come Lee Van Cleff, 15-13 al tie break e seconda sofferta vittoria sugli australiani.

Un minuto dopo la fine le due Italia-Australia così uguali nel gioco diventano diverse. Nel 2006 i giornali stranieri ci attaccano e sono invettive acide e crude. Per il New York Post “Tra tutte le persone presenti alla partita al Fritz Walter Stadion solo gli italiani e l’arbitro Medina potevano pensare che Grosso avesse subito fallo”. La Bild, paventando senza dirlo la classica paura teutonica nei nostri confronti, aggiunse “Rigore fortunoso – Totti dice GRAZIE”.

Una nazionale italiana ancora in corsa fa paura, ma gli azzurri della pallavolo di oggi, anno del signore 2019, non hanno tempo di leggere i giornali c’è stasera la Serbia dei tanti campioni che giocano in Italia da affrontare e battere per andare a Tokio 2020 che equivale per ora a vincere il mondiale 2006. Il tempo australiano è già alle spalle, la partita è finita. Ma Italia-Australia è sempre un triello da ultimo minuto.

 

 

 

 

 

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