Un sabato di ordinaria follia

Posted By on Ott 20, 2019 | 0 comments


di Marco Bea

 

Chi ha assistito nella sua interezza a Lazio-Atalanta, sfida di apertura dell’8° giornata di Serie A, non può che essere uscito frastornato al termine della partita, non solo per il pirotecnico 3-3 finale. Gli ingredienti per uno spettacolo godibile erano presenti in abbondanza sin dalla vigilia, ma i 90 minuti e rotti dell’Olimpico hanno offerto delle montagne russe emotive, specie per il pubblico di parte, al di sopra di qualsiasi logica e raziocinio. Pur nel suo andamento schizofrenico, con le reti divise equamente tra le due squadre per ciascun tempo, l’incontro si è tuttavia consumato su binari ormai abbastanza consolidati per i biancocelesti, sempre più costanti nel loro essere incostanti.
Nei primi 45’ la Lazio si è stata infatti letteralmente travolta dall’Atalanta, per la gioia di un Lotito che in settimana, ai microfoni del Corriere dello Sport, aveva  invocato più fame, compattezza e cattiveria agonistica da parte della squadra, richiesta interpretata da molti anche come spia di un rapporto sempre più logorato con il tecnico. La risposta del gruppo alle punzecchiature del presidente è stata tuttavia da horror, con gli orobici che, facendo leva sul loro mantra della pressione a tutto campo e dell’intensità, hanno tracimato sia livello di gioco che di risultato. Nel giro di un quarto d’ora, tra il 22’ ed il 36’, gli uomini di Gasperini hanno trovato la via del gol per ben 3 volte,  grazie in primis ai varchi centrali lasciati dai capitolini. Praterie regalate non solo in ripiegamento, in occasione del vantaggio di un Muriel andato poi a segno anche su punizione su gentile concessione di Strakosha, ma anche in uscita palla al piede, con l’azione del 3-0 di Muriel propiziata da un errore di pigrizia di Luis Alberto.
La carta della disperazione ha giocato tuttavia a favore di Inzaghi, bravo e, forse, anche un po’ fortunato nella scelta di lasciare negli spogliatoi ad inizio ripresa sia Marusic, travolto senza appello da Gosens, che Parolo, troppo in affanno nel fare schermo davanti alla difesa, per gli ingressi di Patric e Cataldi. Un doppio cambio all’apparenza privo di pretese si è invece trasformato nella chiave di svolta del secondo tempo, con Cataldi che ha saputo subito prendere le redini del centrocampo, approfittando anche del calo nervoso degli avversari. I ritmi più blandi hanno permesso anche a Milinkovic di trovare confidenza e di rifinire con più qualità la manovra offensiva, a beneficio soprattutto della coppia d’attacco. Dopo aver fallito una buona occasione a testa Immobile e Correa hanno infatti piazzato un uno-due sanguinoso tra il 68’ e il 69’, prima con un rigore procurato e ben trasformato dalla punta laziale, poi con un fulmineo destro all’incrocio dell’argentino. Nell’arrembaggio finale i biancocelesti, pur rischiando di capitolare in un paio di situazioni, hanno avuto la forza di riagganciare il match, grazie ad un nuovo penalty ravvisato da Rocchi per l’aggancio di De Roon su Immobile, capace poi di vincere, con qualche brivido, il duello di nervi con Gollini. Il pareggio a conti fatti fa più bene al morale che alla classifica, ma testimonia quanto la Lazio abbia, al netto dei suoi mille difetti, dei valori tecnici e caratteriali di cui dovrebbe essere più consapevole. Quanto visto in questo incontro inoltre va senza dubbio preso con le pinze sul piano tattico, ma il fatto che le cose migliori sul fronte laziale si siano viste dopo l’ora di gioco, a schemi in sostanza già saltati, non depone proprio a favore di un Inzaghi chiamato da adesso in poi a convincere prima Lotito che tutto il resto dell’ambiente.

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