Il derby? Bravo chi lo capisce

Posted By on Gen 27, 2020 | 0 comments


di Marco Bea

 

Quasi per definizione ogni stracittadina fa storia a sé, ma alzi la mano chi si sarebbe aspettato, specie sul fronte biancoceleste, di assistere ad un derby di questo tenore. Pur venendo accreditata come la squadra più in salute, anche a seguito della poco allarmante sconfitta in Coppa Italia a Napoli in settimana, la Lazio è stata infatti per 90’ e oltre in balia di una Roma più tonica e preparata, sotto ogni aspetto, ad affrontare una partita del genere. A conti fatti l’unico aspetto da salvare della giornata, per paradosso, è proprio quello del risultato, con l’1-1 finale, firmato in primis dalle sciagure dei portieri, che apre o rimanda tante questioni al prossimo futuro.
La storia ci insegna che i derby si giocano prima di tutto con il carattere e la Lazio è stata carente soprattutto su questo fronte, lasciandosi aggredire ed intimidire dai cugini sin dall’avvio. L’inerzia emotiva dell’incontro non è cambiata neanche a seguito della rete dell’1-1 al 33’ di Acerbi, propiziata da un clamoroso svarione di Pau Lopez su una palla aerea da angolo, ancor più grottesco di quello, stavolta in uscita, con il quale Strakosha aveva spalancato poco prima la propria porta alla marcatura del provvisorio vantaggio di Dzeko. Nonostante questa potenziale scossa i biancocelesti hanno infatti continuato a marciare un passo indietro agli avversari nelle rincorse, nei contrasti e nelle scelte, perdendo circa il 60% dei duelli e totalizzando uno scarno 34% di possesso palla, foriero di appena 6 tiri complessivi al netto dei 22, di cui molti da posizione invitante, della Roma. Da questi dati si evince inoltre quanto i problemi di atteggiamento siano andati a braccetto con quelli tattici, con Fonseca che ha vinto in maniera netta la sfida dalle panchine. Gli uomini di Inzaghi hanno infatti subito un pressing alto, oltremodo costante ed efficace, da parte dei dirimpettai, che hanno saputo inoltre assumere il controllo delle corsie esterne. In tal senso ha pagato non solo la mossa di tenere sempre molto alto a sinistra un atleta di gamba come Spinazzola, così da inchiodare una pedina preziosa per i ribaltamenti di fronte come Lazzari, ma anche quella di dar sfogo al gioco soprattutto a destra, dove gli strappi di Under si sono rivelati un vero rebus per Lulic e Radu. Il tecnico piacentino dal canto suo non ha convinto sia nell’impostazione della partita che nelle successive correzioni, limitandosi a dei cambi ruolo per ruolo abbastanza telefonati ed anche tardivi, come quello di Caicedo per un Correa meno a suo agio sui binari della lotta rispetto alla punta ecuadoregna. Controproducente infine anche la soluzione di affidarsi, nella difficoltà generale, alle palle lunghe per le spizzate di Milinkovic, svagato come non mai in questa stagione e vero indiziato per l’avvicendamento con Parolo, subentrato invece ad un Luis Alberto apparso anche piuttosto scontento della decisione.
Se dobbiamo però fidarci dell’assioma che “ogni derby fa storia a sé” è inevitabile prendere con le pinze tutti i segnali negativi emersi domenica, a partire da quelli relativi ad una condizione fisica del gruppo che, appena 5 giorni or sono con il Napoli, era sembrata piuttosto incoraggiante. Lasciarsi andare a delle considerazioni profonde al termine di una stracittadina risulta spesso pleonastico e soltanto le prossime uscite ci diranno se la prestazione di domenica è da leggere come un caso isolato o come il principio di una fase di calo. Nonostante tutto la Lazio ha comunque siglato il 15° risultato utile consecutivo in campionato e, ad eccezione dell’Atalanta, non ha accusato niente in classifica nei confronti di tutte le prime della classe, che stanno a loro volta viaggiando un po’ più a rilento in queste ultime settimane. Il distacco immutato dall’Inter ed il singolo punto addirittura guadagnato alla Juve sono forse gli elementi più curiosi di una giornata in pieno stile derby, in cui niente è come sembra o come ci è sembrato di capire fino ad ora.

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