Francesco Totti, la leggenda. Dal 1993 al 2017…

Posted By on Mag 28, 2020 | 0 comments


 (di Gianluca Guarnieri) Il primo passo in serie A di Francesco Totti avviene nella celebre partita di Brescia del 28 marzo 1993, dove il piccolo fuoriclasse sostituisce Ruggero Rizzitelli al 43′ della ripresa. Sarà questo uno dei 2 gettoni di presenza di quella stagione agli ordini di Vujadin Boskov. Ma sarà nella stagione successiva con Carlo Mazzone che il futuro Capitano giallorosso troverà spazio e fiducia. Il tecnico trasteverino vede in lui un giovane campione e lo sa gestire nella maniera migliore, aprendogli piano piano gli spazi e le giuste opportunità. Prima presenza da titolare in quella stagione, sia in campionato che in coppa Italia e sempre con la Sampdoria. Nel 1994-95 la scontata esplosione: Totti gioca 21 volte e segna 4 reti, con la sua prima segnatura in serie A il 4 settembre 1994 con un gran sinistro nella rete di curva Nord, contro il Foggia. In quella stagione Totti si alterna in attacco con i suoi compagni Balbo e Fonseca, apprendendo alla perfezione i suggerimenti di Mazzone e di Capitan Giuseppe Giannini, da sempre suo modello in campo. Nel campionato 1995/96 ben 28 partite e 2 reti, ma soprattutto tanti assist a beneficio dei compagni, Balbo, Fonseca e Marco Delvecchio, giunto nel mercato di riparazione e con cui farà coppia per tanti anni. Nel 1996/97 arriva nella Capitale Carlos Bianchi, e con il tecnico argentino avrà molti problemi. Il feeling non nasce e nonostante molte belle partite e goal (indimenticabile quello al Milan, da posizione impossibile…), Totti rischia di essere ceduto a Febbraio alla Sampdoria (per la gioia di Roberto Mancini, che lo vede suo erede…). Evita la clamorosa partenza grazie ad una super prestazione nel torneo amichevole “Città di Roma il 9 febbraio 1997. 2 goal bellissimi a Borussia ed Ajax e per il Presidente Sensi la prova del valore assoluto del suo giovane campione. 5 reti ad impreziosire la stagione, e dopo l’addio del tecnico argentino, e l’interregno di Nils Liedholm (che profetizza per lui un futuro radioso…), arriva nel 1997 Zdenek Zeman. Il boemo, profeta del 4-3-3 vede nel numero 10 (numero ereditato da Giannini) un vero e proprio top player, e lo schiera da attaccante esterno sinistro nel suo modulo tattico. La posizione e il connubio con il mister nato a Praga funzionano immediatamente: Totti gioca alla grande, dimostrandosi capace di spaziare in attacco, fare assist ed andare in rete con facilità e frequenza, con 30 presenze e 13 reti. E’ un momento di crescita assoluta e la fascia di Capitano giunge sul suo braccio per volere di Aldair che la preferisce cedere al giovane numero 10. Dopo il quarto posto, nel 1998/99 arriva un quinto posto, ma ancora una volta è primo attore assoluto: segna 12 reti ed è grande protagonista nei derby, pareggiando nel finale di partita il primo, e segnando anche nel ritorno il goal definitivo del 3-1, mostrando poi alla curva Nord laziale la celebre maglietta con scritto “Vi ho purgato ancora”, che andrà a ruba tra i tifosi, che lo adorano. Alla fine dell’anno però, Zeman non viene confermato e sulla panchina romanista arriva Fabio Capello. Il tecnico friulano, nonostante divergenze caratteriali, apprezza profondamente il Capitano e lo mette sempre al centro del suo progetto tecnico. Non più “punta esterna” bensi trequartista con licenza di segnare. Il primo anno (1999/00) la Roma giunge solo Sesta, con il contemporaneo scudetto della Lazio di Cragnotti ed Eriksson, ma nella stagione successiva arriva il traguardo più prestigioso: lo Scudetto. Sensi rinforza la squadra con campioni come Batistuta, Emerson, Walter Samuel, uniti a Montella Delvecchio, Cafu, Candela, Tommasi, Zago, Di Francesco ed al numero 10, coronano il sogno di vincere il tricolore. Totti, divenuto punto fermo della Nazionale azzurra di Dino Zoff (va in finale all’Europeo contro la Francia e realizza il famoso rigore a “cucchiaio” contro l’Olanda in semifinale…) si scatena, segna ben 13 reti e nella sfida finale con il Parma realizza il goal del vantaggio, che porta a livello aritmetico il titolo alla squadra giallorossa. Il 17 giugno 2001 la Roma vince il suo terzo Scudetto e Francesco Totti è sempre di più il suo simbolo assoluto.

La stagione 2001-02 inizia nel miglior modo possibile. Infatti Totti guida la Roma alla vittoria in Supercoppa italiana, travolgendo la Fiorentina per 3-0 con la sua firma sull’ultima segnatura. Il campionato vede la Roma sempre protagonista, lottando con la Juventus e l’Inter per il titolo. Qualcosa non funziona nella squadra, con la crisi di goal di Batistuta che non segna tanto come nella stagione precedente, però il Capitano non cala di condizione, realizzando goal bellissimi (vedi contro il Torino e soprattutto contro la Lazio nel ritorno) e moltissimi assist. Una crisi che colpisce la squadra anche nella stagione successiva, ma non il numero 10 che incrementa il suo bottino reti (14 in campionato con tanto di prima tripletta a Brescia) e che trascina la Roma alla finale di Coppa Italia contro il Milan, vinta dai rossoneri nonostante 3 goal del Capitano, immarcabile per Maldini e compagni. Nel 2003-04 un Totti sempre più vicino alla porta, stabilisce il suo record di segnature fino ad allora con ben 20 centri, giocando da prima punta, vicino ad Antonio Cassano in un’intesa incredibile. I due fanno spettacolo e si trovano ad occhi chiusi e la Roma sfiora di nuovo lo scudetto, superata solo dal Milan di Ancelotti. In estate, Totti partecipa agli Europei in Portogallo con la Nazionale di Trapattoni, ma il cammino sarà funestato dal “famoso” sputo al danese Poulsen, per cui Totti viene squalificato (episodio che lo segnerà molto per il futuro). Le cose non vanno meglio in casa giallorossa (campionato 2004-2005), con ben 4 allenatori alternatisi in stagione dopo il frettoloso addio di Capello, diventato nuovo tecnico della Juventus. Totti traina la barca in difficoltà in ogni caso con 12 centri in campionato e molti assist all’amico Vincenzo Montella che realizza ben 21 goal, contribuendo non poco a portare la squadra, guidata da Bruno Conti, in finale di Coppa Italia, perduta stavolta contro l’Inter di Roberto Mancini. E’ un periodo di cambiamenti e lo è anche per Francesco Totti, che nel giugno di quell’anno si sposa con Ilary Blasi, ed il cambiamento riguarda anche la guida tecnica con l’approdo sulla panchina romanista di Luciano Spalletti reduce da ottimi campionati con l’Udinese. Dopo un inizio difficile, Totti viene impiegato da prima punta, un vero e proprio centravanti arretrato e il Capitano si adatta subito al ruolo, segnando come di consueto e lanciando spesso e volentieri Simone Perrotta, trequartista-incursore, bravissimo negli inserimenti. I risultati arrivano e giungono anche vittorie (11 consecutive) e goal bellissimi (vedi quello all’Inter a San Siro con azione personale e pallonetto a Julio Cesar…), ma nel Febbraio 2006 accade l’imponderabile: a causa di un intervento scorretto di Vanigli in Roma-Empoli, subisce un grave infortunio al perone, e il rischio fondato di dover saltare il Mondiale di Germania. E’ una corsa contro il tempo. Il miracolo riesce, grazie al Professor Mariani e alla sua equipe, che lo restituiscono al calcio in breve tempo. Sarà uno dei protagonisti del mondiale vittorioso con gli azzurri, realizzando un goal pesantissimo nell’Ottavo di finale contro l’Australia. Diventa campione del mondo contro la Francia, gara che segnerà la fine del suo rapporto con la Nazionale. La sua vita calcistica sarà dedicata alla Roma e la stagione seguente, quella 2006/07 sarà una delle più belle della sua carriera. Totti realizzerà ben 26 reti in campionato, vincendo la classifica dei cannonieri e la scarpa d’Oro europea superando il bomber olandese Ruud Van Nisterlrooy, e trascinando la propria squadra ad un secondo posto e alla vittoria in Coppa Italia, travolgendo l’Inter di Mancini, suo grande avversario ma estimatore assoluto del fuoriclasse di Porta Metronia. Ancora una splendida stagione quella seguente con la doppia vittoria in Supercoppa e Coppa Italia, battendo la forte Inter di Ibrahimovic, ma con un nuovo grave infortunio in campionato che lo blocca a fine stagione. Ancora una volta si riprende. E’ sempre più il simbolo della squadra capitolina. Ad Agosto scompare il Presidente Sensi, un dolore che segna il Capitano, legatissimo al massimo dirigente romanista. Il 2008- 09 vede però un calo delle prestazioni della squadra, flagellata da tanti infortuni. Il rapporto con Spalletti si logora giorno dopo giorno, e questo sarà uno dei problemi principali nel suo finale di carriera. Sarà un sesto posto, con il prezioso contributo in zona-goal, con ben 13 reti. All’inizio della nuova stagione, termina la prima era Spalletti, dimissionario dopo 2 giornate. Al suo posto Claudio Ranieri, che a sorpresa rilancia la Roma per una stagione da protagonisti. Totti non si fa trovare impreparato.

La stagione di Claudio Ranieri inizia in maniera altalenante con un buon inizio, che si ferma nel mese di Ottobre. Totti è protagonista in ogni caso, realizzando una doppietta decisiva per la vittoria sul Napoli (e al suo amico Morgan De Sanctis) per poi realizzare la sua seconda tripletta in campionato contro il Bari (stupendo il terzo goal…). Qualche acciacco lo limita ma riesce a riprendersi per poi tornare per il finale di stagione. La Roma sfiora lo scudetto grazie ad una incredibile rimonta sull’Inter di Mourinho, ma vanifica il tutto perdendo contro la Sampdoria di Cassano, e non bastano i goal del Capitano per poter acciuffare il tricolore vinto dai neroazzurri, che si aggiudicano anche la finale di Coppa Italia con un goal di Milito. Proprio in questa gara, Totti viene espulso dopo aver scalciato Balotelli, autore di varie provocazioni rivolte al numero 10, che cade nella trappola. Un episodio che scatena polemiche e critiche, ma non fanno vacillare l’affetto della gente e dei tifosi verso il suo campione, sempre più bandiera e vessillo. Nel 2010, una nuova crisi tecnica attanaglia la Roma, con la Presidente Rosella Sensi che accetta le dimissioni di Claudio Ranieri, affidando la ciurma romanista a Vincenzo Montella che tenta un rush finale per raggiungere la zona Champions. “Top gun” confida nel Capitano che lo ripaga con una bellissima doppietta alla Lazio, facendo urlare al telecronista britannico Richard Whittle “the King of Rome is not dead”, letteralmente impazzito davanti alle giocate del Capitano. Totti, inoltre, supera anche Gunnar Nordhal come cannoniere principe con la stessa maglia, scavalcando il leggendario milanista a quota 211 e siglando ben 15 reti. L’era Sensi di conclude proprio in quella stagione con l’arrivo nell’Urbe del gruppo americano, capitanato prima da Thomas Di Benedetto e poi da James Pallotta. Nuovo tecnico lo spagnolo Luis Enrique, ex campione di Real Madrid e Barcellona, che paga però un certo noviziato nel guidare una squadra importante come quella giallorossa. La Roma stenta a decollare e nonostante il contributo puntuale del fuoriclasse di Porta Metronia (8 reti) tiene a galla la barca, arriva un settimo posto che fa storcere il naso. Luis Enrique saluta la compagnia Oro e Porpora, e per sostituirlo torna a Trigoria uno degli allenatori più legati a Totti, ovvero Zdenek Zeman, reduce dalla promozione in serie A con il Pescara. Totti riceve un beneficio immediato con l’incontro con il vecchio maestro, presentandosi in piena forma al ritiro, come un ragazzo. L’età non è più verde ma il talento è sempre scintillante, con ancora goal ed assist a profusione. Zeman però non ingrana e dopo una rovinosa sconfitta interna con il Cagliari viene allontanato dalla proprietà americana. E’ un colpo duro per il Capitano, che però dopo l’arrivo di Aurelio Andreazzoli, si erge ancora una volta a protagonista segnando il goal vittoria alla Juventus di Conte, trafiggendo Buffon (sua vittima preferita) con una cannonata impressionante che fa impazzire letteralmente la Curva Sud. Grande prova anche nel derby di aprile, dove gioca in maniera fantastica pareggiando il vantaggio laziale ed eguagliando con 9 reti il primato di Da Costa e Delvecchio. Un bellissimo momento rovinato dal finale di stagione, che vede la squadra giallorossa sconfitta nella finale di coppa Italia proprio dall’eterna rivale biancoceleste, per 1-0 con il goal di Lulic, che getta nello sconforto l’intera tifoseria romanista. Sarà un’estate complicata ricca di contestazioni, che però sono sopite dall’arrivo del nuovo tecnico, il francese Rudi Garcia. Il tecnico transalpino rimette insieme i cocci e si affida ancora al suo Capitano con il quale stabilisce un buon rapporto umano. La partenza è ottima e arrivano ben 10 vittorie consecutive che stabiliscono il nuovo record della serie A. Totti è grande protagonista soprattutto a San Siro contro l’Inter, sconfitta per 3-0 con ben due reti del suo alfiere. Sarà un bellissimo secondo posto con 85 punti e 8 reti di Francesco Totti, al “centro del villaggio” parafrasando una famosa frase di Garcia. Anche nella stagione successiva Totti non molla. Segna contro il Manchester City in Champions League la sua 291esima rete in maglia giallorossa, tra campionato e coppe, superando l’amico rivale Del Piero, e allo stesso tempo diventando il marcatore più anziano della competizione (38 anni e 3 giorni) superando la bandiera del Manchester United Ryan Giggs, record migliorato nel novembre 2014 con la stoccata al Cska Mosca giunto a 38 anni e 59 giorni. Un “Highlander” del calcio che si dimostra capace di rimontare 2 reti alla Lazio nel derby dell’11 gennaio, con una bellissima doppietta, segnando il 2-2 definitivo con una prodezza atletica degna di un ragazzino. Una stagione conclusa con un nuovo secondo posto dietro la Juventus. Totti è giorno dopo giorno il simbolo di un intera città e per il suo 39esimo compleanno il Comune di Roma gli dedica una serie speciale di biglietti dell’Atac, onore toccato solo a 2 Papi, ovvero Giovanni XXIII’ e Giovanni Paolo II’. Il resto è storia dei giorni nostri: il ritorno a Trigoria di Luciano Spalletti, in un rapporto ormai conflittuale con il numero 10, addirittura allontanato dal ritiro prima di Roma-Palermo. Totti ha il merito di non mollare e torna protagonista segnando all’Atalanta, una doppietta al Torino (dopo essere entrato 22 secondi prima) e al Genoa, reti preziose per il terzo posto definitivo in campionato. Reti e prestazioni che gli valgono ancora un rinnovo di contratto per la stagione 2016/17. Una stagione che lo vede giocare poco, con due reti in bottino (a Sampdoria e Torino sempre su rigore) che lo portano a quota 250 goal in campionato, secondo solo a Piola nella classifica generale. Il ritiro, nell’ultima partita in carriera domenica 28 maggio contro il Genoa. Sarà il suo ultimo capitolo come calciatore.  Il voltare pagina per un nuovo capitolo, nella vita di uno dei più grandi calciatori italiani di tutti i tempi.

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