Roma: il ritorno alle calende greche

Posted By on Giu 17, 2020 | 0 comments


di Giuseppe Porro

 

Alle calende greche è una locuzione che si usa dai tempi antichi, furono infatti i romani (Svetonio la attribuì all’Imperatore Augusto) ad usare questa terminologia per indicare un debito protratto per lungo termine, o più semplicemente per indicare il mai. Il termine (come molte altre locuzioni latine) è rimasto fino ai giorni nostri, nella Roma moderna si usa spesso per indicare appunto un miraggio, una cosa improbabile da realizzare, o un situazione che si prolunga più del previsto. Nel caso specifico la costruzione dello Stadio della Roma che di ben lunga ha superato le calende greche, quasi da suggerire il nome dello stadio stesso per quando (ed è questo il problema il quando, anzi bisognerebbe mettere in dubbio anche il se) sarà realizzato in “ad Kalendas Graecas Stadium”, ma anche “Telenovela Giallorossa Stadium” o “Epopea Capitolina Stadium”, ma proviamo a fare ordine dove l’ordine purtroppo non c’è, come in molte altre cose giallorosse.

Alle calende greche

Un anniversario è un giorno speciale; un giorno da ricordare; un giorno che rimane impresso nella memoria di una persona, a meno che non si parli della Roma. Le numerose ricorrenze di questi giorni sui social fanno molto triste, perché se si comincia a vivere di ricordi e di rimpianti vuol dire che questa società ahinoi non vince purtroppo da molto tempo. Nel caso specifico, era il lontano 26 marzo 2014 quindi più di 6 anni fa, la società capitolina presentava il progetto della “casa giallorossa”, che avrebbe visto (ancor prima di questa presentazione, anzi all’arrivo della proprietà americana) anche Francesco Totti giocare nello stadio della Roma etc etc. Ma la realtà è ben diversa dai sogni: benvenuti a Roma, o meglio dire in Italia, il paese della burocrazia. Questo giorno è stato “ricordato” in pieno lockdown, e di quel plastico di appunto più di 6 anni fa al momento c’è solo il plastico e le carte, milioni (oltre che di carta moneta) di carte bollate e fotocopie e nemmeno una pietra, la fatidica prima pietra che a questo punto non sappiamo nemmeno se sarà posata nel nome per l’appunto di carte bollate e becera burocrazia che sembrano figlie di uno stesso bieco disegno.

Complottismo; Illazioni o Immobilità?

I complottisti filo governativi potrebbero dire che un disegno c’è e parte da lontano, ovvero togliere il tifo casalingo (ma a quello ci sta pensando Pallotta) che è una vera e propria arma in più, quindi si parte dalle barriere fino ad arrivare al non edificare la casa giallorossa per non dare la possibilità alla Roma di non avere il 12° uomo in campo. I detrattori potrebbero parlare di illazioni e fake news per destabilizzare il mercato e gonfiare il prezzo della possibile vendita futura della società con il solo desiderio di Pallotta di fare marketing ed affari. Mentre la verità (che sta sempre nel mezzo) ci racconta dell’immobilismo delle varie componenti, con quella politica che ha le maggiori se non fondamentali responsabilità visto che in questi anni sono passati da Roma tre sindaci ed un commissario straordinario, coprendo tutto l’arco costituzionale da sinistra a destra senza cavare un ragno da un buco, lentezza inaudita che sembra (il condizionale e d’obbligo) abbia fatto decidere Pallotta ad abdicare e cercare nuovi compratori, vedremo la telenovela (che comincia a stancarci) purtroppo continua.

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