Il trionfo di Maurizio Sarri

Posted By on Lug 28, 2020 | 0 comments


di Dario Vito

 

“Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza” scriveva Lorenzo de’ Medici nel “Trionfo di Bacco e Arianna”, per esaltare il “carpe diem” oraziano, goditi il momento senza pensare al futuro. E se c’è qualcuno che ha colto in pieno il messaggio, questo qualcuno è Maurizio Sarri, che per ironia della sorte, è toscano pure lui. In particolare modo, trent’anni fa coglieva l’attimo lasciando la sua professione di impiegato di banca, per dedicarsi totalmente alla sua passione, il calcio. E lo ha fatto, proprio rispettando i canoni dettati dal poeta fiorentino : godendosi il presente, non avendo certezze del futuro. Certo, per godersi e farsi bastare il presente offerto dallo “Stia”, prima squadra da lui allenata e che allora militava nella seconda categoria toscana, ci vuole una sana pazzia, che magari ha trovato nelle letture del suo scrittore preferito Charles Bukowski. Ma oltre alla follia, per fare una scelta di questo genere, bisogna avere un enorme coraggio, consapevolezza delle proprie capacità ed una grande determinazione che spinga a giocarsi tutto ciò che si ha, con il rischio di perdere tutto. Doti e caratteristiche che il tecnico toscano ha dimostrato di avere ampiamente.

Per coloro che si fermano ai palmarès, senza approfondire la storia e le esperienze dei vari allenatori, è bene anche far notare che oggi, i grandi ex calciatori siedono facilmente sulle panchine delle prime squadre proprio grazie al loro passato giocato saltando anni di gavetta, pur non avendo dimostrato nulla col patentino d’allenatore; al contrario di molti ragazzi preparati che lottano nei campi di periferia, aspettando il treno giusto che difficilmente arriverà. Maurizio Sarri il treno non l’ha aspettato e basta, ma lo è andato a cercare personalmente. Solo chi non mastica calcio e non conosce le dinamiche spietate di questo mondo, e chi si ferma al suo stile “rozzo” fatto di sigarette e tuta ed al suo curriculum vitae privo di un passato da calciatore professionista, vede in Sarri un provinciale, “uno che nella vita, non ha vinto nulla”. Sì, perché da quando ha iniziato ad allenare, come da lui riconosciuto pubblicamente, ha dovuto convivere con stereotipi di ogni genere, nonostante la sua storia parli chiaro e dica tutt’altro : una scalata durata trent’anni, dalla seconda categoria alla Serie A, con otto promozioni di categoria.

Ma ciò non è bastato per cancellare lo scetticismo di coloro che lo vedevano come “uno sconosciuto, non pronto per una grande squadra”, quando è arrivato nella massima serie. Ed allora, alla prima esperienza in un grande club come il Napoli, ribalta le attese. Un triennio dove la squadra partenopea ha espresso un calcio unico, al punto tale che nasce il “Sarrismo”, ideologia di calcio riconosciuta anche dalla Treccani. Sarri non è più uno “sconosciuto”, riceve apprezzamenti ed interesse da parte di molti top club ed arriva a Londra, sponda Chelsea.

Nonostante, il rispetto ottenuto con l’esperienza partenopea, in molti sono convinti che il calcio inglese non sia congeniale per l’idea di calcio sarrista e per il fallimento londinese è questione di settimane. L’esperienza britannica parte in salita con la sconfitta iniziale nel Community Shield (avvenuta dopo poche settimane dal suo arrivo e con una rosa incompleta) e la Carabao Cup persa ai rigori. Troppo intelligente e determinato Sarri per finire nel vortice che lo avrebbe portato all’esonero. A fine stagione arriva anche la prima coppa “materiale “ (per gli appassionati di bacheche), l’Europa League vinta in finale contro l’Arsenal. In campionato arriva dietro solo al Liverpool di Klopp (in quell’anno vincitore della Champions) ed al City di Guardiola, campione d’Inghilterra. Ancora una volta la garra di Sarri ha la meglio sulle previsioni che lo vedevano al capolinea della sua esperienza britannica dopo poco tempo e non delude le aspettative del patron Abramovič. Si prospetta un altro rinnovo, ma il richiamo italiano è troppo forte, arriva la Juventus.

E questa volta, lo scetticismo lo deve combattere in casa. Il tifo bianconero non vede nel tecnico di Figline Valdarno, la persona giusta per proseguire il ciclo vincente italiano avviato da Conte e proseguito da Allegri, probabilmente per le scorie lasciate da qualche sua stilettata, da allenatore del Napoli. Insomma, la striscia vincente che dura da otto anni sembra volgere al termine proprio con l’allenatore toscano. Un feeling mai sbocciato, con l’hashtag “Sarri Out” che ormai è una costante che compare sui profili social del club. Sono in tanti gli scontenti del suo operato ed in pochissimi a credere che questa squadra abbia qualche possibilità di vincere la Champions, che riprenderà tra poco più di una settimana.

Sta di fatto che Sarri non solo ha rispettato l’imperativo della società bianconera “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, ma ha compiuto l’ennesimo capolavoro della sua carriera, diventando Campione d’Italia.

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