di Michele Plastino
In mezzo ad una serie ravvicinata incredibile di partite importantissime come semifinali di Champions, finale Inter – Siviglia, Bayern – Psg, è spuntata una emozionante partita cosiddetta minore: Spezia – Frosinone. Finale playoff di B. È stata una gara emozionante. Io combattuto tra l’affetto di anni di lavoro in Ciociaria e l’idea che per lo Spezia sarebbe stata una vittoria storica. La sua prima volta. Ha vinto la storia e vedere la commozione di allenatore e giocatori e sentire il pubblico gioioso fuori dallo stadio è stato da brividi. Così come essere solidale con la tristezza di Nesta e i suoi ragazzi e i miei colleghi di Teleuniverso che ha sempre seguito proprio i canarini. Il calcio è meraviglioso quando si amano tutte e due le facce della luna. Ma tutto questo mi ha fatto riflettere su una altra partita… che riguarda il Covid. Ormai è un “derby” continuo tra chi affronta il tutto con una certa filosofia e chi è rigidissimo nella preoccupazione del contagio. Chi ha un distacco mentale dalla mascherina e chi se la mette anche mentre guida da solo la sua macchina. Sono due schieramenti non di semplici tifosi ma veri e propri ultrà. Iprimi giudicano paranoici i secondi e questi incoscienti e superficiali i primi. Poi c’è anche un terzo partecipante che afferma di essere rigido con mascherina (a proposito i guanti scomodi invece li hanno proprio dimenticati tutti) ma non per sè ma per non far del male agli altri. Ci credete? Magari per una volta vincesse l’altruismo. Da che parte sto io? Posso dire che, tornando alla partita di stasera, non potevo non capire e comprendere i giocatori festosi che si abbracciavano e baciavano o quelli fuori che da tifosi avevano fatto mille trasferte in B. E allora o lockdown se necessario o se vivi… Vivi. Snaturarsi è un po’ morire. Abbandonare l’umanità dei rapporti è sopravvivere. Ma anche essere totalmente incoscienti significa morire davvero. E allora tifo per il pareggio. Ma se si va ai supplementari… tifo per la filosofia come sempre. Sperando che la Fede nel signore non mi faccia andare ai rigori. E così vincere, da sano, ma sempre “umano”.