Per i ‘viziosi’ del Football

Posted By on Ago 21, 2020 | 0 comments


Gianni Massaro

 

Ultima gemma belpaesana nel Salento, in un pirotecnico 2 a 7 inflitto al Lecce.
Ventuno gli acuti, condensati in un arco, frecce fornite da Robin Gosens e colleghi di fascia.
Il Papu pulisce il gioco ed è dotato di pragmatica intelligenza, evolutasi, mentre il doppio caffè colombiano si completa, amalgama rispettabile, potenza e precisione, esplosività ed estro, Duvan Zapata e Luis Muriel.
Josip si scalda in estate, si riscalda, il turbo è pronto.
Equinozio, mentre sembra il suo sguardo trastulli in un corredo genetico intriso d’ozio e d’indolenza.
Mentre un’estate sta finendo, il 22 settembre ritorna a timbrare, prima luce stagionale 2019-20, nella stagione autunnale.
Subentra, accorcia le distanze. La Viola, l’ex gigliata guida l’incontro ancora di una rete, ma allo scadere sarà il meno gettonato uomo fante d’ampiezza Timothy Castagne a togliere le castagne dal fuoco; gli uomini di Gasperini daranno vita ad un mini ciclo vigoroso, con una crescita corposa all’avvento del periodo natalizio, dell’inverno, nuovo anno foriero di gloria rinnovata e potenziata, potenziatalantino regime frenato da una primavera severissima, osiamo scrivere ignobile.
Dalla Spal all’Internazionale, le due sconfitte in A nel girone di ritorno, pochi mesi di intervallo trasformatisi in quasi un anno, una lunga agonia.
Stesso stadio, stesso anno, stesso numero di reti incassate.
Differenza?
Il bagliore di Ilicic, che portò in vantaggio i suoi contro la formazione spallina. Ed una differente dimensione della Dea, da straordinaria a divina, superlativa sotto diversi aspetti, inebrianti assalti.
Da una parvenza di leggenda nazionale a status europeo, dimensione tendente nell’inconscio a divenire internazionale.
Ed un fiore affascinante, leggiadro e pungente, pronto a sbocciare definitivamente ammansito dalla primavera, ma le stagioni son ubriache, si scambiano in giochi di valzer.
Jo-Jo Ilicic, l’uomo dai cinque strappi letali, utili all’accesso nel gotha 2020, infinito in verticale: orobici nel dorato novero delle otto, ottovolante.
Una perdita troppo brutta, tanto pesante nella finale volata alle porte dell’Olimpo calcistico. Un rimpianto amaro non aver avuto Ilicic nella fase cruciale, spettacolo sottratto agli occhi, emozioni tolte ai tifosi atalantini. Forse si sarebbe potuto assistere ad un doppio nerazzurro italiano nelle due finali di Champions ed Europa League.
Peccato.
Il ragazzo dell’Est ha saputo viziare bene i romantici del Football.

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