Buon compleanno, caro vecchio Cucs!

Posted By on Gen 9, 2021 | 0 comments


 (di Gianluca Guarnieri) Gennaio 1977, uno degli anni più difficili nella storia della Repubblica Italiana. Il paese è nel bel mezzo degli “anni di piombo”, con gravi ed irrisolti problemi economici, con un’inflazione galoppante e una disoccupazione sempre più difficile da arginare. La politica italiana è alle prese con il cosiddetto “Compromesso storico” tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista, che per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana fornisce un appoggio “esterno” al governo presieduto da Giulio Andreotti. Parlando di sport, l’Italia ha appena vinto la sua prima (e finora unica) Coppa Davis conquistando l’ “insalatiera d’argento” a Santiago del Cile, dopo una trasferta ricca di polemiche grazie a  Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli e nel mondo del calcio si assiste ad una replica del duello tutto torinese tra la Juventus di Trapattoni e il Torino dei “Gemelli del Goal” Pulici e Graziani. Per la Roma di Anzalone e di Mister Nils Liedholm il 1976/77 è una stagione transitoria, con una squadra divisa a metà tra vecchie glorie (De Sisti, Prati) e giovani di belle speranze (Di Bartolomei e Bruno Conti), con un campionato da centro classifica e poco altro; il terzo posto di 2 anni prima è ormai un ricordo e uno dei grandi protagonisti quale Francesco Rocca è fermo per un grave infortunio che precluderà la formidabile ascesa. Nonostante ciò, i tifosi della Roma ci sono e sostengono la squadra come sempre e proprio quel 9 gennaio 1977 sarà una data  indimenticabile per chi ama i colori Oro e Porpora. Quel giorno nascerà il COMMANDO ULTRA’ CURVA SUD. Quel giorno andò in scena un Roma-Sampdoria vinto per 3-0 con due goal del grande Agostino Di Bartolomei, ma la vittoria più importante la ottennero quei ragazzi, con tanto di striscione e tamburi che incessantemente incoraggiarono gli uomini in campo, cosa che venne ripetuta da quel giorno in poi. L’unione fece la forza e i vari gruppi, quali “Guerriglieri”, “Fossa dei Lupi”, “Boys”, “Panthers”, “Fedayn”, si unirono dietro il simbolo della U e della R unite dal fulmine, compattandosi come un monolite, degno di Stanley Kubrick, invulnerabile ed inimitabile. Quante emozioni, dietro uno striscione lungo 44 metri. Uno striscione che ha sospinto un altro sogno, quello chiamato Roma in innumerevoli battaglie, alcune vinte, alcune perdute, ma sempre difendendo a spada tratta l’ideale della maglia giallo-rossa. Uno Striscione amato ed omaggiato dalle corse sotto di esso di campioni (ma in questo caso di uomini…) come Roberto Pruzzo, Bruno Conti, Rudy Voeller, Toninho Cerezo, Ciccio Graziani o di tecnici trasteverini vedi Carlo Mazzone, in una simbiosi perfetta che è sempre andata oltre il mero professionismo, diventando comunione d’intenti e di passioni. Di battaglie ce ne furono tante, in stadi ostili e nell’Olimpico, riuscendo anche in veri e propri miracoli calcistici, vedi il Roma-Atalanta 2-2, del 1978/79, aiutando la squadra a salvarsi dalla retrocessione o negli anni belli della presidenza Viola, con tanto di scudetti, vittorie e trionfi, andando di pari passo con la squadra e divenendo il più imitato gruppo ultras del mondo, con tanto di scopiazzature, più o meno efficaci. Anche dall’altra “parte del Tevere”, si tentò di fare un’operazione analoga ma il match fu impari per i bianco-celesti, sconfitti da geniali trovate, come il “Marazofra” ovvero la scritta luminosa anagrammata che divenne “Forza Roma”. Da quel 9 gennaio tanto è cambiato, il calcio è mutato irrimediabilmente, fino a raggiungere gli estremi di una sorta di  “Sala Ologrammi” o di una evolutissima Play station. Ma gli ideali che spinsero quei ragazzi ad unirsi dietro a quelle 4 lettere, no di certo. Quei ragazzi che fecero ammutolire la curva avversaria in un derby del 1983, con le parole più semplici eppure più incisive di questo mondo, ovvero “Ti Amo” e che sbalordirono il Pianeta Terra, in un Roma-Bayern, con la “scarpata” più emozionante della storia, o che fecero restare allibiti i calciatori della odiatissima Juventus, con una scenografia degna di un’Olimpiade e che fecero ammettere a Michel Platini (uno sempre tagliente e dalla battuta acre…): “Abbiamo già perso prima di giocare…”. Sono troppi i ricordi, gli aneddoti, i momenti indimenticabili. Ognuno ha i propri, e la retorica può affiorare, ma non importa. Questi 38 anni hanno rappresentato un qualcosa di unico ed inimitabile , al fianco dell’ideale chiamato “Associazione Sportiva Roma”, nella buona e nella cattiva sorte. Sorte che purtroppo portò Lionello Manfredonia in giallo-rosso e la conseguente divisione del CUCS in due parti o prima ancora, il dramma Paparelli del 28 ottobre 1979, in un derby di un pomeriggio da cani. Quanto ci manca il Commando Ultrà? Molto, come possono mancare le cose belle, che profumano di sentimenti e che danno sensazioni. Sensazioni uniche, andando a parafrasare una celebre pubblicità, come la “Lupa Luminosa” del Derby dell’ottobre 1991 o la stessa immagine del simbolo dell’Urbe composta mirabilmente in quel 27 novembre 1994 dove i “lupi” di Mazzone sbranarono in campo le presuntuose “aquile” di Zeman. Nonostante i tempi che cambiano, e l’alternarsi delle generazioni, il nome del Commando è sempre nel cuore e nelle menti di chi lo ha vissuto, anche per poco, magari lo spazio di un mattino ( o  di un pomeriggio), in una sorta di “Recherche du temps perdu” di proustiana memoria, anche magari di chi non era neanche nato quel 9 gennaio 1977. Il valore della memoria ha salvato un patrimonio morale ed umano, fatto di sentimenti legati ad una squadra di calcio, se vogliamo considerare la Roma una semplice squadra di calcio.

Teniamolo a mente e nel nostro cuore.

 

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