La ballerina bellissima e bravissima di Duccio

Posted By on Gen 22, 2021 | 0 comments


di Daniele Craviotto

 

Il 21 gennaio del 2013 lasciava la Sampdoria, Genova e il calcio Riccardo Garrone. Ironia del destino: esattamente 10 giorni prima la sua famiglia aveva festeggiato 11 anni di presidenza della squadra blucerchiata. Due giorni dopo avrebbe fatto 77 anni. Un rapporto bellissimo, ma tormentato quello tra Garrone e la città di Genova e nella sua fase finale anche con la Samp. Nel 2001 propose la fusione delle due compagini genovesi (entrambe in B) per ridare lustro a una città che si trovava da un po’ di anni in decadenza (non solo calcistica. Ovviamente la sua idea venne immediatamente rigettata da entrambe le fazioni. Successivamente si trovò a fare da garante in un’operazione rivelatasi fraudolenta, che coinvolse un illustre ex blucerchiato. Come lui disse <per fortuna di questo progetto non mi sono stancato e l’ho portato fino in fondo>. Infatti l’11 gennaio 2002 Riccardo Garrone diventa presidente dell’Unione Calcio Sampdoria. Particolare, ma memorabile fu la definizione che le diede “La Samp era una ballerina bellissima e bravissima. Poi si è ammalata gravemente, aveva bisogno di cure urgenti. Siamo riusciti a guarirla”. Dal momento del suo insediamento, difatti, il Doria riuscì in importanti imprese, cioè evitare la retrocessione in C al primo anno e risalì in A l’anno successivo e negli anni successivi lotterà stabilmente per le zone europee con il culmine del quarto posto nel 2010. Da non dimenticare la finale di Coppa Italia (persa ai rigori) l’anno prima. Sotto di lui passarono tecnici con Novellino, Mazzarri e Del Neri, ma soprattutto ottimi (e alcuni eccezionali) giocatori come le due coppie del gol Flachi-Bazzani e Cassano-Pazzini. Tormentato fu il finale con il caso Cassano, la retrocessione in B, gli insulti e la presidenza affidata infine al figlio Edoardo. Complicato fu poi il rapporto con città e istituzioni del calcio. Fu tra i primi a volere una vera e propria riforma del mondo calcio verso la modernità e a parlare di stadio di proprietà (sogno mai realizzato). Fu spesso ostacolato dalle istituzioni genovesi nei suoi progetti come Viva Genova che doveva rilanciare economicamente e nel lavoro la città. Il dispiacere più grosso è che la storia d’amore tra lui e i colori blucerchiati si sia chiusa in maniera traumatica e dolorosa, ma forse non è un caso che la partita subito dopo la sua scomparsa si chiuderà con un tennistico 6-0 al Pescara (una delle vittorie più schiaccianti della storia della Sampdoria). Un omaggio dovuto a un presidente che salvò quella ballerina quasi agonizzante e che con forti cure e coccolandola l’aveva riportata a danzare sui vari palcoscenici d’Italia e di Europa. E di questo ogni tifoso sampdoriano dovrà essere esternamente grato a quell’uomo schivo, ma schietto che si chiamava Duccio Garrone.

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