Bauscia e Casciavit

Posted By on Mar 23, 2021 | 0 comments


di Massimo Costa

 

Verità e leggenda si mescolano nel narrare che un operaio fondò il Milan e un pittore creò l’Internazionale.
Già perché 44 soci irrequieti e contrari alla politica con vocazione nazionale e autarchica, si staccarono dal club rossonero pochi anni più tardi, per crearne uno nuovo aperto ai giocatori stranieri e con uno spirito appunto… internazionale. Alle origini, anche nello stemma si notavano altre differenze, semplice, lineare e sobrio nel Milan, artistico, innovativo e con lettere in sovrapposto per i neroazzurri, una vera e propria rivoluzione per l’epoca.
L’ Ambrosiana, costretta a cambiare il nome troppo esterofilo durante il periodo fascista per ordine del Duce, che adottò il Biscione visconteo e sforzesco come simbolo per rimarcare le origini nobili dalla nascita, giocava all’ Arena civica nel pieno centro di Milano all’ ombra del castello Sforzesco. Solo sul finire degli anni 40, per contenere un pubblico sempre maggiore, dovuto ai trionfi di Meazza e compagni, si trasferì fuori la cerchia dei bastioni nel più capiente San Siro dove trovò il Milan che si era insediato da subito fuori città. Fino agli anni 50 il Milan, dovuto ad una astinenza di vittorie di quasi mezzo secolo, era seguito da pochi appassionati e degli operai decisero di costruire dei binari del tram il più possibile vicino allo stadio per incentivare il pubblico, ma con scarso successo.
Storicamente i sostenitori rossoneri venivano soprannominati Casciavit, cacciaviti, per le loro origini per lo più proletarie e non milanesi, dai Bauscia, gradassi, interisti che invece erano soprattutto di alta estrazione sociale e intellettuale meneghina. Dal boom economico ai giorni nostri per vari fattori, uno su tutti le innumerevole vittorie nazionali ed euro mondiali Berlusconiane, si sono equilibrate e di parecchio le sproporzioni numeriche e sociali, che ora resistono solo nei sentimenti degli appassionati di vecchia data.

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