Ritrovare il Genoa

Posted By on Dic 13, 2021 | 0 comments


di Daniele Craviotto

 

Una sonora sconfitta. Questo è ciò che è scaturito dal derby della Lanterna numero 123 per il Genoa. Una squadra incapace di reagire alle scosse di maremoto e che ha aperto gli occhi solo quando ormai la nave era sott’acqua. Sono tantissimi, purtroppo, gli aspetti negativi. Quasi nulli quelli positivi. No, non si parla del risultato maturato. Un 1-3 pesantissimo, dove i rossoblu sono stati sballottolati come uno slegato barile di rum in un vascello. Ma i problemi finiti sotto la lente di ingrandimento sono diversi e forse, attualmente, ancora più profondi. Partiamo, però, dalle poche note liete. Il ritorno di Mattia Destro bagnato subito da una marcatura. La voglia finale di provare l’ennesimo disperato colpo di voga per raddrizzare la chiglia, come successo in altre partite. La presentazione di un nuovo ds, che come un selezionatore, dovrà scegliere i giusti marinai per raggiungere acque più tranquille e la terra. E infine il messaggio, proiettato al futuro, da parte di chi comanda la ciurma. Piccola nota: le liete novelle terminano qui. I punti dolenti sono molti di più. Intanto l’incapacità del Grifone di rimanere in partita, una volta scardinato il forziere. Arriva un gol, va sotto e il Genoa non reagisce. L’arrivo del neo tecnico Shevchenko non ha smosso nulla ed è arrivato una sola rete a fronte di dieci incassate. Da aggiungere la scarsa pericolosità offensiva delle ultime tre sfide. Peggio ancora, tuttavia, è il notare come stia mancando, in generale, una mancanza di umiltà e realtà. A sentire le dichiarazioni di 777 Partners, sembra che tutto sia puntato al 2022 (a cominciare dal mercato). Ottimo, ma il fatto è che siamo ancora nel 2021 e il Vecchio Balordo ha forti possibilità di chiuderlo con soli 10 miseri punti. Leggendo e ascoltando, in queste settimane, i tifosi genoani si capisce come la mente sia nei sogni post stagione e poco su ciò che capita. Solo ai fischi finali delle partite sembra spezzarsi l’artificio, perché si guarda la classifica. Si è un po’ smarrito quel senso di rivalsa e orgoglio che aveva caratterizzato il ritorno del Grifone in A, desideroso di rivalersi sui concittadini e di tornare importanti. I derby col sangue agli occhi dei Marco Rossi, Milanetto, Milito, Palacio, Juric e così via sembrano smarriti. Gli anni di Gasp un lontano ricordo. Ieri, però, è avvenuta forse la beffa peggiore. Solitamente si dice che nei derby «il Genoa gioca con la spada, la Sampdoria con il fioretto». Cuore contro tecnica. Questa volta i blucerchiati hanno preso possesso anche dell’altro strumento. Poi si deve considerare come il tifo incondizionato (molto apprezzato sui social e dai media) sta avendo da contraltare una deresponsabilizzazione di chi indossa questa pesante maglia. L’idea “Comunque gioco, mi sosterranno” sta inabissando i rossoblu. Ultimo, ma ulteriore, rischio è quello di fare un po’ come la Ferrari nella F1. Dichiarare apertamente ai propri fan di aspettare la prossima stagione e concentrarsi su quella. Il fatto è che attualmente il Grifone si trova nella posizione dell’Alfa Romeo e ha già dato il ben servito a uno dei suoi “piloti” più navigati di nome Davide Ballardini. Fallire in questo campionato o il prossimo potrebbe scatenare sopiti rancori. Serve ritrovare unità, compattezza e soprattutto senso della realtà. Ci troviamo pur sempre nella città di Fabrizio De Andrè (famosissimo tifoso rossoblu) che non aveva remore o timori a narrare la situazione presente che vedeva e viveva per quanto amara che fosse. Ecco, bisognerà intraprendere la giusta Creuza de mä per arrivare al porto con il suo mare. Se dovesse essere splendido come si spera, al momento non deve interessare.

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