Vincenzo Boscaino
Analizzando il match con gli occhi del mondo non possiamo non soffermarci su Cristiano Ronaldo, ancora una volta. La sua presenza scenica in mezzo ad altre 21 persone, i suoi gol e le sue esultanze, non possiamo non soffermarci su ciò che rappresenta, ormai non limitandosi più ad essere un calciatore ma una stella dell’entertainment. Tutto, vedendo lui, è perfetto.
Ma nella visione del calcio critica, l’abbagliante luccichio della stella viene soppiantato dall’analisi dei novanta minuti, i gesti tecnici singoli dalla tattica di gioco. E no, il calcio non è uno sport individuale. Ronaldo non sta andando avanti in un torneo come Federer e non sta lasciando indietro gli avversari come Bolt.
Portogallo-Marocco è stata la prova di tutto questo. Il numero 7 è stato decisivo, ha segnato, ma non possiamo fermarci qui. Se il Gol di testa di Cristiano vale tre punti, altrettanto si deve dire delle parate di Rui Patricio, della solidità di Pepe e della personalità di Carvalho. Oggi, dove l’intera squadra ha giocato male, si è vista una squadra.
L’1 a 0 finale non maschera la totale assenza di gioco, anzi. L’1 a 0 finale, però, esalta un gruppo che non molla, che soffre e rimane in piedi, che stringe i denti e sfida le avversità. Una partita in pieno stile Europeo di Francia, dove il Portogallo sta lì, a soffrire e reggere, consapevole che il gol arriverà. Perché con Ronaldo, il gol arriverà. È solo questione di tempo.
I lusitani salgono a 4 punti nel girone ed ipotecano il passaggio del turno. Resta da capire se da primi o secondi, ed è tutta la differenza del mondo.
Se è vero il detto che le squadre che giocano male e vincono arrivano lontani, la permanenza in Russia dei Lusitani sarà lunga. E chissà se, con un Cristiano Ronaldo cosi, non potrà essere la più lunga di tutte le 32 squadre.
Portogallo-Marocco ha dato le risposte che si stavano cercando. Portogallo, adesso, sei una vera squadra.