Vincenzo Boscaino
Se la delusione è il dolore derivante da una speranza svanita, oggi il Portogallo è più deluso che mai.
La sconfitta con l’Uruguay pone fine al sogno mondiale, nel modo più beffardo e duro possibile. Più tiri in porta, più tasso tecnico, più calci d’angolo. Ma il Portogallo è fuori. Se il valore di una squadra è diverso dalla somma delle sue singole, ieri ne abbiamo avuto l’ennesima prova. Il Portogallo è stato incapace di organizzarsi quando i piani erano saltati, si è arreso dinnanzi agli imprevisti.
L’Uruguay è squadra ostica, granitica ed organizzata. Andare per due volte sotto con loro è troppo per pensare di ritrovare sempre il bandolo della matassa. Cristiano Ronaldo è apparso impalpabile e nervoso, Guedes inadatto per certi livelli e Adrien Silva senza inventiva. L’unico a salvarsi è stato Bernardo Silva che ha giocato a tutto campo per cercare di aprire in ogni modo il fortino uruguaiano. Non c’è riuscito, ma ha dispensato classe per novanta e più minuti.
I portoghesi alla vigilia erano sicuri di passare il turno. Aspettative che moltiplicano la tristezza sui volti e nelle parole degli sconfitti. “Il calcio è ingiusto” dirà ai microfoni il Ct Santos dopo aver visto sfumare il sogno di portare la Coppa a Lisbona.
La sconfitta con l’Uruguay ha messo fine a quel gruppo storico che è riuscito a conquistare l’Europeo di Francia. L’unico trofeo della storia della nazionale portoghese. Inizierà, da oggi, il momento delle domande e delle riflessioni. Si cercheranno orizzonti nuovi e diversi da quelli meravigliosi esplorati con Ronaldo. Inizierà, da oggi, un ricambio generazionale importante, dando pieni poteri al nuovo che avanza.
La sconfitta con l’Uruguay ha messo fine ha una corsa verso un sogno che aveva animato un popolo intero.
È finita qua, oggi, il Portogallo è più deluso che mai.