Matteo Quaglini
Il momento della verità, per l’Inghilterra. Stasera allo Spartak Stadium l’avversario da battere si chiama Colombia e non sarà facile, per i leoni d’Albione, arrivare ai quarti e quindi tra le prime otto del mondo. Non sarà facile perchè gli inglesi, come ha ricordato in conferenza Soutgate, non vincono una partita ad eliminazione diretta nei tornei internazionali, da dieci anni. E anche un’altro dato mette sul chi vive i nipotini di Bobby Moore e Bobby Charlton: nelle ultime 8 partite a eliminazione diretta al mondiale, hanno trionfato solo in due occasioni.
Questi numeri sono il muro da superare per l’Inghilterra affinchè la si possa finalmente considerare una squadra matura, pronta a lottare fino in fondo, vincente nella mentalità. Vincente non significa necessariamente vincere da subito il mondiale, ma superare gli ostacoli si. Quello di superare i limiti storici è quello che la F.A. si aspetta dall’Inghilterra di Soutgate già a partire da questo campionato del mondo. E su questo punto la nuova Inghilterra impostata con metodi e strutture di gioco internazionali e non più solo inglesi, non può sbagliare. E’ l’attimo, che dura novanti minuti, della verità: per vedere se veramente l’Inghilterra è consapevole della sua forza.
Quando l’avversario è di qualità, come la Colombia di Josè Pekerman, tutte le caratteristiche di una squadra tanto quelle positive quanto quelle negative vengono fuori. E’ la naturale struttura di una grande partita, come lo è questa. In queste gare conta la capacità di far prevalere i punti di forza, trasformando i punti deboli in virtù per sorprendere l’avversario e batterlo. Questo è il principio fondante della tattica e della strategia: il gioco del pendolo, una squadra fa prevalere sull’altra la sua scelta strategica e come nel pugilato porta l’altra sulle corde fino a stringerla per non farla uscire più. Da lì la tattica diventa il dritto che porta al tappeto i rivali.
Per questo l’Inghilterra è annunciata con una variazione sul tema del modulo, 3-4-3 dove tutto dipende dalla posizione di Lingard, ancora una volta. In queste prime due settimane di qualificazioni alle partite che contano, molte volte le indiscrezioni sulla formazione di Soutgate convergevano già su questa struttura. Però Soutgate non ha mai derogato dal 3-5-2 e da un Lingard mezzala per inserirsi da lontano, in area. Stasera invece la variazione potrebbe essere vera e attuata dentro un concetto: si cambia, magari di poco, ma si cambia per far pendere “il pendolo” dalla parte inglese. L’idea è di stringere la Colombia, che con Cuadrado e Muriel correrà forte sugli esterni, a centrocampo quando la palla graviterà nella zona mediana, con una allineazione di quattro giocatori: Trippier, Henderson, Alli, Young. Tutti stretti sulla costruzione bassa di una squadra colombiana che non avrà la possibilità di avvalersi delle geometrie e del sinistro morbido e preciso di James Rodriguez. Tutti stretti ma anche tutti pronti a formare sulla palla lunga che arriva dalla difesa o dal naturale sviluppo del gioco “largo” come direbbero gli spagnoli, una linea a 5 come nelle precedenti partite e con Lingard nel doppio ruolo di esterno d’attacco e terzo di centrocampo.
Un meccanismo che si dovrà muovere come un orologio svizzero: marcare il movimento della palla e non Cuadrado o Falcao. Tempi e occupazione degli spazi in fase difensiva, scalando bene, occupando con più uomini le zone esterne il vero pericolo che la Colombia porterà alla difesa dell’Inghilterra. Il fulcro di Inghilterra-Colombia è tutto qui: nell’organizzazione difensiva degli inglesi. Questa partita si vince difendendo non attaccando e non è un paradosso pur essendoci Kane. Sulla costruzione della formazione inglese si muove l’altro grande principio del gioco difensivo: avere in tutte le zone del campo, superiorità numerica.
Tre difensori Jones, Maguire, Cahill, contro un attaccante Falcao; quattro centrocampisti Trippier, Henderson, Alli, Young contro i due della Colombia; tre attaccanti di cui due larghi per aprire la difesa e assistere Kane sia sul gioco basso che su quello aereo. La difesa a tutto campo è l’emblema di una squadra che vuole vincere e arrivare, come l’Inghilterra, per la prima volta dal 2002 tra le prime otto del mondo. E magari in finale.