Giovanni Rosati
Condividerà lo scettro di partita più interessante della serata di Champions League con PSG-Napoli, ma quella tra Barcellona ed Inter di sicuro è una partita speciale, e per due motivi: per il presente e per il passato.
Presente – Arrivare al sorteggio in quarta fascia non fa presagire nulla di buono; essere estratto nel girone di Barcellona, Tottenham e PSV può poi dare il colpo di grazia psicologico ad una squadra che sì, ha un’importante storia europea, ma che allo stesso tempo non partecipa alla Champions dalla lontana stagione 2011-12. Invece i nerazzurri hanno approcciato alla competizione nel migliore dei modi – con la rimonta ai danni degli Spurs –, la hanno proseguita facendo il proprio lavoro contro gli olandesi e si presenteranno dunque in casa dei favoriti con i loro stessi punti in tasca, da pari a pari, sognando addirittura di giocarsi il primato di questo Gruppo B.
La scossa emotiva derivante dalla rete contro il Tottenham di Vecino ha effettivamente dato una forza tale ai nerazzurri da centrare sette vittorie consecutive prima di questo incontro, mentre gli avversari del Barcellona hanno trovato tre pareggi, una sconfitta e una sola vittoria nelle ultime partite della Liga e sono ancora al primo posto solo grazie alla disastrosa annata degli storici avversari madrileni.
I catalani dovranno oltretutto sopperire all’assenza di Messi, che ha riportato una frattura al radio dopo uno scontro con l’ex palermitano Vazquez: il suo posto nel tridente sarà preso da Dembelé, il francesino pagato più di cento milioni solo un anno fa. Ed è per questo che la domanda posta da Caressa al suo Club e poi diventata virale sul web su chi perdesse di più tra il Barça senza Messi o l’Inter senza Nainggolan è sì ovvia, ma anche tutt’altro che astrusa: rispetto al proprio sistema di riferimento, Nainggolan è un giocatore fondamentale quasi quanto lo è la Pulce per i blaugrana. Sostituirlo con Borja Valero vuol dire perdere in dinamismo e presenza fisica, farlo con Lautaro o con Keita significa minare l’equilibrio dell’undici in campo. L’assenza del belga non può equivalere a quella di un cinque volte Pallone d’Oro, ma per questa Inter e in una gara così delicata sarà praticamente impossibile non sentirne la mancanza.
Passato – Ma quella del Camp Nou non è per la Beneamata una partita come le altre: in quello stadio nel 2010 si è scritta la storia nerazzurra. La scenata di Busquets che fa espellere Thiago Motta contorcendosi in terra e sbirciando la reazione dell’arbitro tra le dita delle mani che gli coprivano il volto “disperato”, la strenua resistenza dei dieci superstiti interisti che eroicamente non cede alle offensive di un avversario in superiorità numerica se non a sei minuti dalla fine, le dita al cielo di Mourinho, i pugni serrati di Moratti e il biglietto guadagnato per la finale di Madrid che poi concederà a quell’Inter un Triplete che la inserirà per sempre nell’epica calcista nostrana.
E a risvegliare questi bei ricordi nei tifosi ci ha pensato ieri proprio il Mou, quando nei minuti finali della gara tra il suo Manchester United e la Juventus ha risposto agli ululanti tifosi bianconeri alzando al cielo le tre dita indicanti i trofei alzati in quella gloriosa stagione e rincarando la dose con le dichiarazioni post-partita: “Loro non sono innamorati di me, e io lo so che il nostro Triplete è stato un momento difficile per loro”.
In totale i precedenti tra Inter e Barcellona sono sei, con i catalani vincitori in tre occasioni e i nerazzurri solamente in una: l’andata di quella semifinale nel 2010. Ma il club di Appiano Gentile ha ancora un importante tabù da sfatare con i blaugrana, ovvero quello del gol ma anche del risultato al Camp Nou (i tre precedenti in terra spagnola sono infatti terminati per 3-0, 2-0 e 1-0). Che questo, il ricordo dello storico trionfo e il momento decisamente positivo dell’Inter possano portare i calciatori di Spalletti a disputare la partita perfetta necessaria ad uscire vincitori da una sfida tanto complicata.