Roma: la depressione e il disfattismo d’agosto, e l’entusiasmo settembrino giallorosso

Posted By on Set 19, 2019 | 0 comments


di Giuseppe Porro

 

È da poco finito agosto, e sarà lo stress post-vacanze o rientro al lavoro con il pensiero già alle prossime vacanze, che il campionato appena partito (siamo solo alla terza giornata) sembra per la compagine giallorossa già finito. I commenti sui social sono tutti o quasi negativi. È vero la Roma “doppio corpo” o “trazione anteriore” ha pareggiato sia con il Genoa alla prima giornata (facendosi rimontare dopo il doppio vantaggio) sia con la Lazio alla seconda (soffrendo molto, anzi troppo); facendo così di fatto gioire i disfattisti pronti a celebrare il funerale di quella che viene definita l’armata Brancaleone degli americani, ma questa è un altra storia. Poi di colpo domenica scorsa battendo il Sassuolo, con un gran primo tempo ha (quasi) assestato il tutto, grazie e soprattutto al lavoro di due uomini: il “manovratore” Petrachi che ha concluso un mercato fino ad allora anonimo a detta dei più (mentre il lavoro fatto dal nuovo DS è stato certosino e puntuale), e “l’esecutore” Fonseca che comincia a far vedere che il lavoro svolto in precedenza in Ucraina, non era solo farina di chi lo aveva preceduto come qualcuno voleva far credere. Ma andiamo per ordine.
Qualcosa, “armeno” si vede
Se i giallorossi sono rimasti orfani di Manolas è dei totem De Rossi e Totti, non vuol dire che il campionato sarà incentrato sulla zona retrocessione come i più catastrofisti purtroppo si auspicano. Non è arrivato Conte, ma Fonseca è bravo; preparato e sa il fatto suo. Petrachi non solo ha acquistato, ma ha anche venduto (ed è il vero mercato).È riuscito nell’impresa di disfarsi di quasi tutti i cavalli di battaglia di Monchi, che andavano da: Marcano a N’Zonzi; da Olsen a Kardsdorp fino ad arrivare a Shick, insomma tanta roba. E mentre tanti si interrogano su come sarà la prima stagione senza i suoi pilastri giallorossi, negli ultimi giorni di mercato Petrachi ha “regalato” a Fonseca (insieme a Smalling e Kalinic) l’esperienza e la classe dell’armeno Mkhitaryan in arrivo dall’Arsenal che insieme all’altro “nuovo” (anche lui all’esordio in maglia giallorossa) Veretout, hanno cambiato pelle alla Roma alzando l’asticella di tutta la compagine giallorossa che ha visto nel romano e romanista Pellegrini primeggiare come migliore in campo in una rosa che è ancora un cantiere aperto ma ha tanta qualità ed esperienza che potrà contare in futuro, specialmente in Europa.
Esperienza europea
Adesso l’Europa, ed anche se non è quella più importante che ha visto arrivare i giallorossi in semifinale di Champions League appena due anni fa, è l’Europa League che potrebbe essere un trofeo da portare a casa, per la piazza che aspetta da tanto; troppo tempo. Un trofeo che potrebbe sancire finalmente la tregua tra dirigenza e tifosi e darebbe lustro ad un club che è ha secco ormai da anni. I presupposti ci sono, dall’allenatore con un esperienza internazionale invidiabile (lo Shaktar Donetsk è puntualmente ai gironi di Champions League), ai giocatori dalla classe indiscussa. Basti pensare che i nazionali sono tantissimi, e le squadre di provenienza di alcuni di loro sono comunque un buon biglietto da visita da presentare negli spogliatoi (molto presente è la Premier League: Zappacosta; Fazio; Smalling; Kolarov; Mkhitaryan e Dzeko e vengono in mente: Chelsea; Tottenham; Manchester Udt; Manchester City ed Arsenal) poi Spinazzola (Juventus); Kluivert (Ajax) e molti, molti altri. Insomma i presupposti ci sono, adesso la parola al campo che già con i semi-sconosciuti turchi dovrà dare risposte concrete, non c’è più tempo per pensare, chi vivrà vedrà.

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