Giovanni Rosati
Una vittoria così fa urlare ancora più forte i propri tifosi al triplice fischio. L’Inter ha dovuto combattere a Bologna, recuperare un gol di svantaggio e spingere, spingere fino a trovare finalmente i tiro da tre (punti) nei minuti di recupero. Di pazza Inter non si vuole più parlare, la si etichetta più volentieri come una squadra con gli attributi. Una vittoria così è una vittoria da grande squadra, che anche in giornate difficili riesce comunque a portare a casa il risultato di misura.
Oppure no. Perché tra la difesa che non smette di incassare gol, il pari contro il Parma, la sofferenza finale di Brescia e la “sfangata” di Bologna, la sensazione potrebbe anche esser quella di precarietà. Per ora l’Inter sembra un carrarmato, sì. Sicuri però che non si stia per svitare un bullone fondamentale affinché questo carrarmato resti in piedi? Ci sono tanti segnali del contrario, in effetti. Una coppia d’attacco scatenata, per esempio. Dei giocatori apparentemente finiti e improvvisamente rifioriti sotto la cura Conte. Le nove vittorie su undici giornate di campionato. Ma, allo stesso tempo, ci sono stati tanti trionfi di misura. Un gol in più dell’avversario è quanto basta per vincere una partita, vero. Ma si può vincere un campionato, battendo in corsa un’armata come la Juventus, soffrendo così tanto ogni singola volta? È difficile capire se l’Inter in questo momento sia particolarmente sfortunata nel non riuscire a trovare parziali più convincenti, oppure particolarmente fortunata nel riuscire in qualche modo a “scamparla” sempre e restare attaccata ai bianconeri. Auguriamo sia la prima ai tifosi nerazzurri, ma anche agli appassionati di calcio che potrebbero così godersi fino alla fine della stagione questo avvincente duello.
Segnali – Due positivi e due negativi. Partiamo dalle buone notizie. La coppia d’attacco nerazzurra è on-fire. A Bologna ha segnato solo Lukaku, ma Lautaro si è visto negare l’1-0 da un grande intervento di Skorupski nel primo tempo e si è infine guadagnato il rigore decisivo. In due hanno segnato 14 reti in 11 giornate di Serie A e stanno smentendo chi dubitava della loro compatibilità. Di positivo c’è anche l’aver assistito a una nuova azione fronte alla porta di Lukaku, come nel gol contro il Parma. Stavolta ci ha pensato un grande Skorupski a dire di no, ma è evidente che Conte stia trovando il modo di sfruttare al meglio le caratteristiche del suo centravanti. Di positivo c’è poi anche l’esordio dal primo minuto di Lazaro, tra i migliori della gara. Da rimarcare gli spunti sull’occasione di Lautaro nella prima frazione e sul gol del pareggio.
Due punti sul quale riflettere: la stanchezza e le alternative offensive. La stanchezza si è palesata soprattutto a centrocampo, dove Brozovic sta facendo fatica da qualche turno e Gagliardini ne ha azzeccate davvero poche. E se in difesa e sugli esterni, quando possibile, Conte fa tirare il fiato ai titolari, davanti non se ne parla. Dall’ultima sosta, i nerazzurri avevano disputato quattro partite, tutte con Lautaro e Lukaku in attacco. E martedì ci sarebbe stato il Borussia Dortmund, non la partita più adatta per le rotazioni. Ecco allora che ci si sarebbe aspettato almeno uno tra Politano ed Esposito dal 1’ contro il Bologna, invece niente. Dall’infortunio di Sanchez, niente variazioni sul tema. Una strategia che può dare risultati nel breve, ma che nel lungo termine può logorare i titolari. Esposito è giovane, evidentemente Politano non dà le giuste garanzie al tecnico. Ma difficile che il duo LuLa – come è stato recentemente battezzato – possa giocare ogni singola gara da qui al rientro di Sanchez, nel 2020.
Ora c’è la Champions e la sfida ai tedeschi sarà fondamentale per capire quale delle due squadre si candiderà come seconda forza del Gruppo F alle spalle del Barcellona. E chissà che una vittoria convincente non possa dare quella spinta in più all’Inter per spazzar via quella sensazione di precario equilibrio.