Icardi, De Boer, tifosi: Harakiri Inter 

Posted By on Ott 17, 2016 | 0 comments


Michele D’Alessio
Il problema di Mauro Icardi è soltanto Mauro Icardi. Non sono gli ultras, non è la squadra, non è la stampa. Il problema di Icardi, e quindi dell’Inter tutta, è solo lui, e quindi soltanto lui può essere la soluzione.
Icardi vuole essere personaggio prima di esserlo. La sottocultura dell’apparire in cui sguazza insieme a sua moglie, alla figlia e – in maniera del tutto discutibile – ai tre bambini figli di Maxi Lopez, lo ha portato a strafare. Purtroppo per lui e per l’Inter, soltanto fuori dal campo.
Non c’è neanche da discutere sull’opportunità di scrivere una biografia a ventitre anni di età. E’ evidente il tentativo di “ibrahimoviccizzarsi” facendo il duro con quattro righe scritte su un libro in cui si apostrofano “bastardi” alcuni tifosi rei di averlo contestato dopo una sconfitta di qualche campionato fa. Ma Ibra è una cosa, Icardi, almeno per il momento, un’altra.

Icardi deve fare ciò che gli riesce meglio, giocare a calcio. Deve trasformare in gol i rigori e in pericoli per gli avversari gli assist che gli arrivano. Questo è mancato contro il Cagliari, che ha avuto vita facile nel secondo tempo, in un San Siro in cui in tanti lo difendevano disapprovando con i fischi i cori offensivi provenienti dalla curva. Un vortice in cui si è cacciato lui stesso, senza che glielo abbia ordinato il dottore.

C’è il lato tattico, certo. C’è un attacco dell’Inter che si rende quasi mai pericoloso perchè gli esterni sono lontanissimi dalla punta e i centrocampisti non si inseriscono. C’è il problema di giocare contro le squadre chiuse, proprio perchè la manovra offensiva si incarta sempre ai 16 metri. C’è poi De Boer.

De Boer è in grossissima difficoltà, e di certo la sorte non gli sorride. La sensazione, anche in seguito alle parole di Piero Ausilio, l’unico a metterci la faccia, è quella che la società stia per esaurire la pazienza. L’Inter ha già perso almeno 7 punti alla sua portata in questo primo scorcio di campionato, e il tempo per gli esperimenti è scaduto. Le scelte del tecnico olandese fanno discutere, in particolare su alcuni cambi, come puntare ancora su Eder senza prendere in considerazione Gabigol. Oppure l’emarginazione totale di Brozovic e Kondogbia, in un reparto come il centrocampo che è quello a soffrire di più.

Il caso Icardi quindi non deve offuscare le responsabilità dell’allenatore. L’attaccante argentino deve pensare a giocare, e a non mettersi contro i tifosi con un atteggiamento ai limiti del puerile che dovrebbe costargli la fascia da capitano. Si può discutere se è un errore o meno togliergliela, ma non si può discutere sul fatto che lo sia stato eleggerlo a capitano, quando in squadra c’è un giocatore carismatico come Miranda, che quella fascia la indossa con la sua nazionale, quella del Brasile.

Il tempo per raccogliere i cocci è poco, e forse meglio così. Il copione è già scritto sul caso Icardi? Può darsi che lui chieda scusa tramite i social network che tanto ama. Ma l’unica cosa che può fare per farsi perdonare è fare gol, e le prossime partite già decisive contro Southampton e Atalanta possono essere una buona occasione.

 

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