Gianluca Guarnieri
La serata gelida di Roma-Pescara ha portato i 3 punti ma anche la presenza numero 400 per Daniele De Rossi, che raggiunge questo prestigioso traguardo quasi 14 anni dopo la sua prima volta in serie A in un Como-Roma, quando la squadra a allenata da Capello andò persino a perdere in modo inopinato.
De Rossi no, non ha perso. E’ restato, divenendo uno dei simboli storici, secondo come presenze, dietro ad “Highlander” Totti e davanti al mitico Giacomo Losi. “Ddr” non lascia, anzi raddoppia. E’ uno dei leader dello spogliatoio ed è servita anche la sua grinta per una Roma troppo deconcentrata nel chiudere la pratica con gli abruzzesi.
Il giallorosso è nel DNA di questo centrocampista dai piedi buoni, ma dal tackle implacabile, tifoso della squadra della Capitale da sempre, forse dal giorno della sua nascita. De Rossi mediano, interditore, difensore quando sempre, frangiflutti davanti alla difesa, a fare legna quando serve.
Campione del mondo 2006, ma da sempre alla ricerca del ttricolore che manca alla sua bacheca, a differenza del “gemello” Totti. Per lui, come per il suo popolo, sarà una partita speciale, nonostante l’amarezza della assenza dei tifosi. Una mancanza che amareggia De Rossi, vincolato come pochi al cuore pulsante giallorosso. Il “Roy Keane “ di Ostia (suo idolo da sempre…) lo sa bene e farà di tutto. In fin dei conti, quella maglia Oro e Porpora è incollata alla sua pelle, in maniera indelebile.