di Nicola Ciacciarelli
Mario Mandzukic stringe i denti. E mentre lo scrivi te lo immagini con un coltello in bocca, tipo pirata. Lui, a differenza di Chiellini, Marchisio e Dybala è tra i convocati. Il croato non può, e non vuole, saltare la sfida dell’Allianz Arena per nessun motivo. E nemmeno il fastidio inguinale frena la voglia matta di un ex con il dente avvelenato, non tanto con tifosi, compagni e società, ma con il mister. Quel Pep Guardiola che, nonostante i 26 gol in 48 partite, non lo ha mai davvero amato. Troppo ”lungagnone” Mario per il tiki-taken del catalano. E allora, ecco che a fine stagione 2013-2014 i bavaresi lo spediscono in Spagna, all’Atletico. In Baviera nessun rimpianto, nessun rimorso, viste le medie realizzative fantasmagoriche del suo sostituto Robert Lewandowski. Eppure, insieme a Pogba, è Mandzukic l’uomo che fa più paura ai tedeschi. Per grinta, fisicità, ma anche intelligenza tattica e conoscenza dei, seppur pochi, limiti del Bayern.
Non dipenderà dalla sua volontà, o perlomeno non solo. Allegri non ha ancora deciso se utilizzarlo, quindi Marione non ha la certezza assoluta del posto, ma nessuno quanto lui ”brama” questi 90 minuti. Non è rancore il suo, ma semplice voglia di dimostrare che, a questi livelli, lui ci sta alla grande.Per carità a Monaco, come già detto, lo hanno rimpiazzato, e anche alla grande, ma uscire agli ottavi di finale di Champions, a causa di un suo gol, sarebbe un’autentica beffa. Una libidine, invece, per il nazionale croato, a caccia della vendetta, tremenda vendetta!